Un grazie a Sequeri e al Papa che dice l'essenziale della comunicazione
martedì 21 marzo 2023

Gentile direttore,
le scrivo per far arrivare i miei ringraziamenti a Pierangelo Sequeri, autore dell’editoriale del 14 marzo “La credibile autorevolezza”. Mi ha impressionato la lucidità con la quale ha esposto la personalità di papa Francesco e mi ha spiegato il perché io da dieci anni a questa parte riesca a leggere gli scritti papali e a “capirli” senza intermediari. Mi spiego: ho sempre avuto un bellissimo rapporto con ogni pontefice, di stima e di affetto, ma ho anche spesso avuto necessità di intermediari per leggere i loro documenti, per capirne la profondità e la dottrina. Con papa Francesco non è così: leggo e le sue parole mi arrivano dritte all’anima, tanto che a volte mi è venuto il sospetto che se io capisco è perché sono cose semplici. Ma, quando le rileggo ne colgo significati che alla prima, alla seconda o all’ennesima lettura non avevo colto. E questo non mi succede con altri autori che mi entusiasmano la prima volta, ma molte volte non mi dicono niente di nuovo ritornandoci su. Ebbene dall’editoriale ho capito perché questo accade, e mi ha dato una grande gioia! Per questo la prego ancora di ringraziare l’autore da parte mia. A lei, direttore, e a tutta la redazione i miei auguri di buon lavoro, con tanta stima.

Luisella Casu

È molto bello ciò che scrive, gentile e cara signora Casu. E credo che darà gioia sia al Papa (se, come spero, gli arriverà) sia a don Pierangelo Sequeri, che non è un giornalista ma un nostro prezioso collaboratore, grande teologo e musicista che sa usare molto bene la parola e la penna. Do grande rilievo al suo “grazie” perché dice qualcosa di essenziale, che non si dovrebbe dimenticare mai, sulla vera forza della comunicazione. Qualcosa che riguarda tutti, ma in modo speciale noi cristiani perché il cristianesimo è una grande storia di comunicazione, fondata sulla Parola che è Cristo. È vero: la comunicazione è buona quando arriva diritta all’anima, al cuore e alla testa e sa essere viva e nuova ogni volta che la si rilegge. Vale anche per chi fa i giornali come me, e dunque usa molte parole destinate, almeno apparentemente, a consumarsi nel giro di poche ore. Per questo sessantacinque anni di vita e quarantadue di mestiere non mi hanno fatto ancora smettere di cercare di essere all’altezza dei buoni maestri che ho avuto e che ancora abbiamo...

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