domenica 23 agosto 2015
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La corruzione figura, a pieno titolo, tra le attività più antiche dell’umanità. Un vizio che ha radici profonde nei caratteri di una evoluzione che, evidentemente, ha modificato tanti ambiti ma stenta con le coscienze e culture. Una pulsione talmente connaturata, da resistere a epidemie, epoche, governi e rivoluzioni adattandosi ai cambiamenti di clima politici e sociali. E che, ironia della sorte, presenta senza dubbio aspetti di “democraticità”: è praticabile in qualsiasi condizione economica e raccorda settori pubblici e privati, senza discriminare tra popoli, razze o religioni. La corruzione, inoltre, riesce quasi sempre a far coincidere la domanda con l’offerta, e tutti sappiamo quanto sia difficile, al giorno d’oggi, soddisfare le esigenze del mercato. Questi elementi differenziano la corruzione da altri reati (come il furto o l’estorsione o la truffa) ove una delle due parti è sempre soccombente, suscitando effetti incontrollabili, quali: reazioni violente, vendette o denunce. Seccature non previste nella corruzione, perché essa tende ad appagare tutti i soggetti coinvolti. Il virus della corruzione è persuasivo e si propaga facilmente, anche attraverso casuali e rapidi contatti. Si manifesta in piccoli privilegi che paiono innocui, contraccambiati da semplici favori: una raccomandazione per un affare, una pratica accelerata, una lista d’attesa scavalcata e così via. Gesti che moltiplicandosi però legittimano una mentalità viziosa: una generale convinzione che “una mano lava l’altra” (anche se poi tutt’e due, paradossalmente, restano sporche). E questo, a maggior ragione e interesse, ove si negoziano affari ben più importanti e strategici, che alterano equilibri di mercato, industriali, sociali, finanziari e politici.  La corruzione determina anche ragguardevoli costi illegittimi che gravano sui prezzi dei prodotti e dei servizi. Quando scelte e funzioni sono condizionate da trattative disoneste e rapporti inquinati, paghiamo tutti un costo indebito in termini materiali e morali. La corruzione degrada, decompone e “spuzza” senza rimedio. Occorre perciò sia il rigore di procedure e controlli, sia maggiore attenzione verso ogni sintomo di malvivenza e ma-laffare, a partire dalla mentalità e dalla cultura. Perché grande complice della corruzione è la nostra indifferenza o, peggio, la nostra ipocrisia.
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