La risposta vincente di San Marino alla Germania
martedì 15 novembre 2016

Anche in tempi di diritti televisivi da spartire, di sponsor milionari di qualsiasi tipo (vanno bene anche se fanno affari con l’azzardo…) e di campioni veri o presunti che sfasciano Lamborghini e Ferrari come se si trattasse di automobiline di latta, il principio base dello sport – perfino del calcio – dovrebbe restare immutabile: gareggiare con onore e lealtà. Dopo di che, gareggiare vincendo fa piacere a tutti. Ma l’impresa più difficile è vincere (e perdere) con eleganza.

E non è riuscita alla Germania campione del mondo, venerdì sera, contro la Nazionale della Repubblica di San Marino. Sul campo i tedeschi hanno stravinto: 8 a 0. Fuori, però, si può dire che abbiano perso 10 a 0. Tanti sono, infatti, i punti che il portavoce della Federazione calcistica sammarinese ha elencato per rispondere alla seguente entrata a gamba tesa, subito dopo la gara, del capitano Thomas Muller: «Non capisco il senso di partite impari come queste», che per di più «portano a rischi inutili », ovvero al pericolo di farsi male. Insomma, un infortunio con il San Marino no, a tutto c’è un limite. Peccato che la partita fosse ufficiale, valida per le qualificazioni ai Mondiali del 2018 in Russia.

E l’infortunio rientra tra gli inconvenienti del 'mestiere'. Da cartellino rosso, poi, Karl- Heinz Rummemigge, già fuoriclasse e oggi dirigente calcistico: «In un posto squallido e con questa qualità avversaria, i nostri calciatori sono prima di tutto a rischio infortuni. Il San Marino ha fatto tutto ciò che aveva nei suoi mezzi, ma con il calcio professionistico non ha nulla a che fare». Da qui la replica di Alan Gasperoni, il suddetto portavoce, che nelle dieci valide ragioni per giocare la partita di venerdì ne ha inserite almeno tre decisive: che il calcio non ha un proprietario «ma è di tutti coloro che lo amano»; che con i soldi dei diritti della partita sarà costruito «un nuovo campo da calcio nel paesino di Acquaviva»; che i tedeschi vestono «il modello più bello di divise dell’Adidas, ma sotto sotto sono sempre quelli che mettono i calzini bianchi sotto i sandali».

E qui, come vedete, tutto torna: è questione di eleganza. Alla fine dunque, il Davide sconfitto è risultato comunque un gigante, vincitore morale. Anzi, un Titano, trattandosi di San Marino. Poteva starci anche l’undicesimo punto. O meglio, una domanda: dopo l’amichevole con l’Inghilterra del marzo 1909, persa dalla Germania 9 a 0, che cosa avrebbero dovuto dire gli inglesi?

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