venerdì 21 dicembre 2012
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​L'Avvento sta giungendo al suo culmine con folate di vento e spruzzate di neve che rendono il nostro bosco un angolo di Narnia, colmo di magia e di mistero. Così al mattino, quando è più difficile lasciare il calore del giaciglio, non appena ti trovi davanti alla pesante porta di legno mediante la quale si accede al coro pensi a tutta l’umanità che là, fuori, incomincia la sua giornata di lavoro. Scricchiola il vecchio parquet sotto i tuoi passi e ti siedi negli stalli del coro. Inizia la preghiera. I salmi, le letture, i silenzi ti trasportano dentro il cuore di ogni uomo che prega, implora e persino grida o bestemmia verso un Dio che, a volte, sembra tanto lontano. Mi colpisce d’improvviso una frase, detta del Battista, una figura modello per la Chiesa in questo tempo di attesa del Signore che viene nel Natale; secondo la profezia il Battista verrà per riportare il cuore dei padri verso i figli. Una frase che apre davanti ai miei occhi un panorama vastissimo per la sua modernità. Non diceva forse il comandamento antico: onora il padre e la madre? Non era forse la società di allora, nei primi secoli dell’era volgare, profondamente patriarcale? E come mai allora questo linguaggio strano che non suonerebbe stonato in bocca a qualunque ex sessantottino del ventunesimo secolo? Sì, anche il ’68 è stato, a suo modo, una profezia, la profezia di un mondo che aveva bisogno di riportare il cuore dei padri verso i figli. Se Mosè salisse oggi sul monte Sinai, riceverebbe, forse, un nuovo comandamento: non più semplicemente onora il padre e la madre, ma anche onora i tuoi figli. Chi l’avrebbe immaginata ai tempi di Gesù una tragedia come quella di Gianna Jessen, sopravvissuta all’aborto, o di Eluana Englaro. Penso a chi ha premiato solennemente o proposto come personaggio dell’anno Chiara Corbella, morta per aver rinunciato alle cure mediche in favore della vita del bimbo, che portava in grembo. Un tempo sarebbe stato un gesto naturale – sono innumerevoli le madri morte per dar luce ai figli – oggi è un atto eroico. I volti di Gianna e di Chiara mi affiorano alla mente mentre sollevo lo sguardo. Davanti all’altare un paliotto riproduce la Madonna di Guadalupe, una sorta di sindone mariana che sfida quotidianamente il più radicale laicismo messicano. La Virgen morena che porta in grembo il Figlio di Dio, la Virgen impressa sulla Tilma centenaria il cui volto ha la stessa inclinazione dell’asse terrestre. L’inclinazione che consegna la terra alla vita, alla fecondità al miracoloso equilibrio delle stagioni, delle acque e dei continenti. Ecco, il cuore dei padri deve tornare a quello dei figli. L’uomo per ricomprendere se stesso deve affondare là dentro la sua origine e le generazioni dei padri devono tornare a vivere per quelle dei figli. L’orologio scandisce i suoi battiti, l’ora della preghiera è terminata. Inizia anche per noi una giornata di lavoro, le dita s’immergono nella pila dell’acqua, qualcuno nascerà anche oggi. Qualcuno nascerà anche in questo Natale. Potesse trovare accanto un padre degno di questo nome! Un padre il cui cuore è pronto per lui.
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