martedì 3 maggio 2022
Da Mariupol fino a Kherson, non soltanto stragi di civili resistenti: cambio di moneta, della rete Internet, sottrazione delle riserve alimentari, furto di opere d'arte e referendum per l'autonomia
Guerra giorno 69: i tentativi di de-ucrainizzare le città conquistate da Mosca
COMMENTA E CONDIVIDI

La guerra in Ucraina è giunta al 69° giorno e le sue sorti restano incerte, per la difficoltà di comprendere come procedano i combattimenti nel Donbass. Sembra certo che l’offensiva russa non sia mai veramente partita, se si parla dell’avanzata di carri e fanteria. La fase due si è presto trasformata, almeno per ora, in una guerra di artiglieria, in cui si bombardano pesantemente le rispettive posizioni. Stando a informazioni non del tutto verificate, gli ucraini hanno liberato alcune aree a nord di Kharkiv e tagliato la linea di rifornimento russa da Belgorod. E le truppe di Kiev avrebbero anche contrattaccato nell'oblast di Kherson. Le perdite da entrambe le parti sembrano ingenti.

Si devono poi aggiungere i “sospetti attacchi ucraini” di alto livello sul territorio russo, che si stanno moltiplicando. Si tratta di azioni che non sono rivendicate da Kiev e potrebbero essere sia (in alcuni casi) semplici incidenti sia opera di un’opposizione armata clandestina al governo di Putin. Più probabile che si tratti di azioni di intelligence, realizzate da agenti e militari ucraini, qualche volta sulla base di informazioni ricevute da informatori a Mosca o da fonti estere. Nelle ultime ore, si ha notizia di un attacco all'aeroporto militare di Belgorod, forse quando era presente il generale Gerasimov; di un’esplosione sul ponte ferroviario a Kursk; e di un rogo presso la sede della divisione corazzata Kantemirskaya fuori della capitale russa.

Ma se gran parte del Donbass è ancora conteso, le zone conquistate dall’Armata d’invasione sono sottoposte a feroci operazioni di “pulizia” per la de-ucrainizzazione. Secondo il sindaco, Vadym Boichenko, a Mariupol sono stati uccisi 20mila civili e l’esercito sta costringendo gli abitanti rimasti a ripulire le macerie causate dai combattimenti e a seppellire alcune delle vittime. Inoltre, la Russia avrebbe deportato con la forza 40.000 residenti verso i territori occupati di Donetsk o verso la Russia, a partire dall'inizio dell’occupazione.

A Kherson, dove i russi hanno preso il controllo fin dall’inizio della guerra e i cittadini sono andati coraggiosamente in piazza a mani nude davanti ai blindati, il processo di russificazione procede spedito. È stato introdotto il rublo come moneta principale al posto della grivnia ucraina. Si prepara un referendum per la separazione da Kiev e la probabile annessione a un’entità russofona associata a Mosca. Intanto, si sottraggono beni e prodotti.

Il primo vice ministro della politica agraria Taras Vysotsky ha denunciato che gli invasori russi hanno già esportato diverse centinaia di migliaia di tonnellate di grano dalle regioni di Luhansk, Donetsk, Kherson e Zaporizhia. Al di là della difficile quantificazione dei raccolti sottratti, la decisione sembra costituire più una “punizione” per i resistenti che un modo di fare bottino a favore di altre zone. E ciò ricorda sinistramente l’Holodomor, la carestia che si abbatté sul territorio dell'Ucraina dal 1932 al 1933 causando diversi milioni di morti, anche a causa delle scelte economiche punitive volute dallo stesso Stalin.

Da ultimo, Mosca ha reindirizzato Internet della regione attraverso l'infrastruttura di comunicazione di Mosca, secondo NetBlocks, l'organizzazione con sede a Londra che monitora le interruzioni della rete informatica. Sabato scorso era stato registrato un blackout del traffico in transito da tutti gli operatori. Dopo che la connessione è stata ripristinata, vari parametri hanno mostrato che “la connettività sulla rete è stata instradata tramite la Russia invece che dall'infrastruttura di telecomunicazione ucraina. È quindi probabile che gli utenti siano ora soggetti alle normative, alla sorveglianza e alla censura del Cremlino", hanno affermato i tecnici di NetBlocks.

Anche opere d’arte sarebbero state trafugate da città del Sud e dell’Est, mentre nelle scuole potrebbero arrivare i primi testi scolastici “purgati” rispetto alla storia e alla geografia ucraine, che si starebbero già preparando e stampando a Mosca. Si tratta, nel complesso, di un chiaro progetto che non è stato improvvisato, ma indica come l’operazione fosse preparata da tempo e mirata a una conquista stabile. Non dunque un’azione reattiva per le minacce di Kiev o della Nato, come la propaganda continua a proclamare, bensì una conquista in piena regola, che mira addirittura a oscurare le radici di un popolo.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: