sabato 4 marzo 2023
Migliaia di soldati uccisi nella battaglia per la città ormai "morta". Emerge il piano per cancellare con la forza l'identità ucraina nelle zone occupate. Una strategia in 3 stadi, secondo le indagini
xr:d:DAFaRnbe0Rs:18,j:152706218,t:23030414

xr:d:DAFaRnbe0Rs:18,j:152706218,t:23030414

COMMENTA E CONDIVIDI

La guerra in Ucraina è giunta al 374° giorno con la feroce battaglia per Bakhmut, dove le forze d’invasione e quelle di difesa stanno combattendo strada per strada, con una carneficina che non accenna a fermarsi. Il vicesindaco Oleksandr Marchenko ha dichiarato alla Bbc che i 4.000 civili che non hanno ancora lasciato la città sono riparati in rifugi senza accesso a gas, elettricità né acqua. “Non un solo edificio è rimasto intatto”, secondo le testimonianze di chi è riuscito ad avvicinarsi alla linea del fronte.

Migliaia di soldati russi sono morti nel tentativo di conquistare il centro minerario del Donetsk, che prima del conflitto contava una popolazione di circa 75.000 abitanti. I comandanti ucraini stimano che Mosca abbia perso sette volte più soldati di loro. Per il Cremlino, la conquista di Bakhmut ha valore soprattutto simbolico, sarebbe un successo sul campo dopo molti mesi di rovesci e arretramenti. Ma il peso strategico della città non vale certamente il sacrificio di tanti uomini.

Secondo l'intelligence britannica, l’avanzata (si parla di centinaia di metri) delle truppe russe nei sobborghi settentrionali ha lasciato la parte controllata dall'Ucraina vulnerabile ad attacchi su tre lati. "Attualmente non c’è possibilità di comunicare, Bakhmut è tagliata fuori, i ponti sono distrutti e la tattica che gli aggressori stanno usando è quella della terra bruciata", ha detto Marchenko. Il ritiro da parte delle forze di Kiev è un’opzione valutata in queste ore. La presa della città è stata spesso data per imminente, ma da sei mesi non si è verificata.

Restano i dati spaventosi dei caduti. La Russia avrebbe perso più di 200.000 uomini dall'inizio dell'invasione il 24 febbraio 2022, secondo quanto ha riferito il Comandante delle forze Nato in Europa, il generale Usa Christopher Cavoli, definendo "incredibile" la portata della guerra. Sarebbero oltre 1.800 gli ufficiali uccisi o feriti, mentre la Federazione avrebbe visto distruggere più di 2.000 dei suoi carri armati, ha aggiunto Cavoli, sottolineando che l'esercito russo spara più di 23.000 proiettili di artiglieria al giorno. Secondo Kiev, dall'inizio della guerra Mosca ha registrato 152.190 soldati morti, quasi mille al giorno nelle ultime settimane. Dati probabilmente sovrastimati, ma che danno la misura del tributo di vite che sta chiedendo il conflitto in corso nel cuore dell’Europa.

Un prezzo che non sembra spaventare né smuovere il Cremlino. Come non paiono influire, almeno per ora, sulle scelte di Putin i dati economici più recenti. Si apprende infatti che nel periodo gennaio-febbraio di quest’anno le entrate di Mosca per petrolio e gas si sono dimezzate rispetto agli stessi due mesi del 2022. Un effetto combinato del cambio europeo di strategia energetica e degli embarghi stabiliti da G7 e Ue.

D’altra parta sta emergendo sempre più chiaramente che vi era un piano ben preciso di occupazione e russificazione di almeno ampie aree dell’Ucraina da parte di Mosca, qualcosa di pianificato e teso alla conquista, ben oltre la risposta a una ipotetica minaccia proveniente dall’eventuale ingresso di Kiev nella Nato.

Wayne Jordash, responsabile dello studio legale internazionale per i diritti umani Global Rights Compliance, è tornato di recente dalla parte liberata della regione di Kherson, dove la sua squadra forense ha aiutato i procuratori ucraini ad analizzare nuove prove su almeno 20 camere di tortura allestite dai russi durante gli otto mesi di occupazione. I pubblici ministeri locali hanno ascoltato le testimonianze di oltre 1.000 vittime di detenzioni illegali e sevizie da parte dei servizi di sicurezza russi nelle aree sotto il loro controllo nei territori di Kherson.

"I delitti di cui stiamo raccogliendo prove non sono casuali, non sono il risultato di un uso eccessivo della forza o di militari che hanno ecceduto nelle azioni di propria iniziativa (come spesso avviene in altri conflitti)", ha dichiarato Jordash al sito americano di informazione Politico, spingendosi a dire che i crimini contro l'umanità sono una parte integrante della strategia militare russa.

Secondo Jordash, tale strategia veniva attuata in tre fasi. In primo luogo, ha spiegato a Politico, vengono prese di mira tutte le personalità locali di qualche rilievo, siano esse comandanti militari, politici, giornalisti o attivisti - i russi punterebbero a eliminare chiunque sia considerato in grado di resistere o proteggere la popolazione civile.

In un secondo momento, parte un processo di filtraggio, durante il quale gli abitanti vengono isolati e costantemente sorvegliati, sottoposti a continui controlli di sicurezza per garantire che nessuno organizzi qualche forma di contrasto dell’occupazione. In terzo luogo, viene cancellato tutto ciò che è ucraino. Ciò viene fatto con la distruzione di libri e simboli culturali, con la rieducazione dei bambini con il programma di studi in russo a scuola e con la propaganda generalizzata tesa a escludere l’influenza dei media occidentali.

“Non si può ottenere tutto questo senza detenzioni illegali, torture, uccisioni di civili, sfollamenti forzati, rapimenti di bambini. E non si può avere un tale disegno e una tale portata di brutalità contro i civili senza l'obiettivo di colpire l'Ucraina in quanto nazione", ha affermato Jordash, per il quale “a Kherson si è vista la vera illustrazione di ciò che la leadership politica e militare russa ha pianificato per il Paese nel suo complesso".

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: