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La guerra in Ucraina conta il giorno 325, segnato ancora da bombardamenti su obiettivi civili, in particolare nella capitale e a Dnipro, doveun missile russo ha colpito un condominio e ha fatto strage: 35 morti (una ragazza di 15 anni tra le vittime) e oltre 60 feriti, di cui dodici bambini. Continua a infuriare anche la battaglia di Soledar nell’Est del Paese: qui, nelle ultime ore, Mosca ha annunciato la presa completa della cittadina mineraria, mentre i difensori negano la sconfitta. Ma la svolta politica-militare può venire dalla decisione britannica di concedere carri armati di ultima generazione all’esercito di Kiev.
“La bandiera dell'Ucraina sventola alla periferia occidentale di Soledar dove al momento le nostre unità militari hanno il controllo della situazione, ed intensi scontri sono in corso”, ha dichiarato il gruppo di ricognizione aerea tattica, che ha pubblicato sui social media un video in cui si vede il vessillo blu e giallo. "I russi stanno premendo con le loro forze per aggirare la città sia dal lato settentrionale sia da quello meridionale e raggiungere alcuni insediamenti, ma non ci stanno riuscendo", ha spiegato il capo del gruppo di ricognizione Magyar. La situazione sembrerebbe comunque compromessa per le truppe di Kiev e la capitolazione totale potrebbe essere vicina.
La battaglia di Soledar è stata accostata, seppure impropriamente, a quella di Verdun. L’immane scontro sul fronte occidentale nel 1916 costò la vita a oltre 400mila uomini tra francesi e tedeschi, un bilancio enormemente superiore a qualsiasi stima delle perdite nella cittadina ucraina. I mesi di combattimento allora determinarono almeno in parte le sorti della Prima guerra mondiale. La caduta di Soledar non sposterà invece gli equilibri del conflitto attuale, anche se il Cremlino la userà per segnalare la ripresa della sua offensiva vincente.
Il paragone Soledar-Verdun ha valore però nell’evidenziare la scelta tragica di mandare centinaia se non migliaia di soldati al massacro per un obiettivo non vitale, senza alcun tentativo di limitare il bilancio dei caduti. Un elemento che dovrebbe essere maggiormente considerato nella valutazione complessiva della guerra in corso, in cui giustamente si sottolineano le sofferenze dei civili, dando meno spazio e peso all’eccidio dei combattenti che, soprattutto da parte russa, continuano a essere sacrificati come avveniva un secolo fa.
E se il controllo di un piccolo centro sta mobilitando i due schieramenti, nei prossimi mesi gli scontri sul campo potrebbero moltiplicarsi di intensità. Il primo ministro britannico Rishi Sunak ha infatti annunciato al presidente Volodymyr Zelensky "l'ambizione del Regno Unito di aumentare il sostegno all'Ucraina, anche attraverso la fornitura di carri armati Challenger 2 e sistemi di artiglieria aggiuntivi", secondo l’annuncio ufficiale di Downing Street, che ha precisato come "Sunak e Zelenskyj abbiano accolto con favore altri impegni internazionali in questo senso, inclusa l'offerta della Polonia di carri Leopard”.
Si tratta di un’importante svolta sul piano dell’aiuto bellico occidentale a Kiev. La concessione di una dozzina di Challenger 2 - mezzi di concezione non recentissima ma ancora i più moderni ed efficienti in dotazione all’esercito britannico, con buona protezione e notevole potenza di fuoco - non modificherà di molto le capacità delle forze ucraine. La decisione potrebbe però aprire la strada ad altri invii più consistenti. L'Ucraina dice di aver bisogno di centinaia di blindati per riconquistare i territori ancora in mano alla Russia.
Come ha spiegato l’analista della BBC, Jonathan Beale, i carri armati sono fondamentali per le operazioni offensive, se utilizzati con il supporto dell'artiglieria, dell’aviazione e della fanteria. Senza tale azione coordinata possono rivelarsi facili bersagli per il nemico. La Polonia si è detta disposta a trasferire 14 Leopard di fabbricazione tedesca, mezzi certamente più performanti dei Challenger. La Germania, che è il produttore, deve ancora dare la sua approvazione. Finora è stata esitante, ma è sotto pressione per dare luce verde. Nemmeno gli Usa hanno ancora ceduto sui temibili M1 Abrams, che utilizzano le stesse munizioni dei Leopard.
Si tratterà ora di vedere se tutti, o molti, Paesi Nato (l’America in testa, dato che ha fornito finora circa il 75% degli arsenali utilizzati nella guerra) seguiranno Londra, condividendone la linea dura contro Mosca e la fiducia nella possibilità di un’ulteriore significativa avanzata di Kiev prima di sedersi a un tavolo delle trattative. È noto che la Gran Bretagna con alcuni Paesi dell’Est, a partire dalla Polonia, incarna questa posizione, mentre più cauti, decisi a non umiliare eccessivamente Putin, sono Francia e Germania. Biden e l’amministrazione Usa hanno tenuto una posizione mediana, puntando sul logoramento russo e, ultimamente, premendo su Zelensky perché tenga aperta anche la possibilità di una via diplomatica alla sospensione delle ostilità.