lunedì 31 ottobre 2022
Nuovi, pesanti bombardamenti sulla capitale dopo il raid anti-russo in Crimea. Le navi con il grano partono anche senza l'ok del Cremlino. Voci di una lite in giugno tra i due presidenti sugli aiuti
Guerra giorno 250: Kiev lasciata senz'acqua da Mosca e tensioni Biden-Zelensky
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La guerra in Ucraina è arrivata al giorno 250 e nel lunedì seguente un attacco di Kiev in Crimea (alle navi ancorate a Sebastopoli) si ripete un tragico copione. Una pioggia di missili russi è caduta sulla capitale e altre città. Mosca ormai dichiara apertamente i propri obiettivi: "Le forze armate della Federazione Russa hanno continuato a colpire con armi aeree e marittime di alta precisione a lungo raggio i sistemi energetici dell'Ucraina", cosa che per molti costituisce un crimine di guerra.

I raid sulle infrastrutture hanno causato interruzioni di corrente in "centinaia di città" in sette regioni ucraine, ha detto il primo ministro, Denis Shmygal. Diversi "missili e droni hanno colpito dieci regioni, con 18 strutture danneggiate, la maggior parte collegate al sistema energetico", ha spiegato Shmygal. Nella capitale la situazione peggiore: l'80% delle utenze private di Kiev è rimasta senza approvvigionamento idrico (percentuale ridotta al 40 alcune ore dopo) e 350mila abitazioni sono senza elettricità, ha annunciato il sindaco Vitaliy Klitschko, che ha mobilitato tutte le squadre di manutenzione per cercare di ripristinare le forniture per la maggior parte della popolazione nel minor tempo possibile.

Un’altra conseguenza indiretta dell’azione di sabato 29 ottobre è stata la disdetta russa dell’accordo per l’esportazione del grano ucraino. Nelle ultime ore tuttavia almeno sei navi sono salpate da vari porti sul Mar Nero. Secondo le Nazioni Unite, carichi di farina e di semi di soia hanno attraversato il corridoio protetto dall’intesa del 22 luglio scorso. È potuto partire anche un cargo con grano per l’Etiopia, Paese particolarmente provato dalla carestia.

In base a dati europei, da maggio al 20 ottobre, più di 14 milioni di tonnellate di cereali sono stati esportati con i corridoi speciali dall'Ucraina (363 le navi utilizzate da agosto). Durante lo stesso periodo, altre 15 milioni di tonnellate di prodotti non agricoli sono usciti dal Paese. La Turchia intanto ha annunciato che cercherà di proseguire il programma anche senza la collaborazione attiva di Mosca, cosa che il Cremlino ha fatto sapere essere molto problematica. Infatti, i prezzi sui mercati internazionali hanno ripreso a salire, facendo temere un aggravamento dell'emergenza alimentare globale.

Sul fronte interno russo, si è appreso intanto che sono terminate tutte le operazioni relative alla mobilitazione parziale dei riservisti da inviare al fronte. Lo ha annunciato il ministero della Difesa. I punti di raccolta dei nuovi arruolati verranno quindi chiusi e le postazioni riportate al loro precedente utilizzo. Gli ufficiali militari ai quali era stato affidato il compito di gestire le operazioni dovranno rientrare nei loro compiti abituali.

Le autorità hanno anche spiegato che "sono sospese la preparazione e la consegna delle citazioni in giudizio per coloro che si sono sottratti alla mobilitazione generale”. Probabilmente, una misura per sopire le proteste che avevano accompagnato l’iniziativa in molte zone del Paese. Non è chiaro quanti soldati siano state reclutati e quanti andranno a combattere nei prossimi mesi. Fonti di intelligence occidentali parlano di equipaggiamenti obsoleti e insufficienti e di una logistica difficile sul campo di battaglia per integrare gli ultimi arrivati.

Se sul terreno non si segnalano movimenti particolarmente significativi, in ambito diplomatico si registra un segnale lanciato dall’Amministrazione americana. È infatti filtrata attraverso la rete tv Nbc che, in una telefonata di giugno, il presidente Usa Joe Biden "ha perso la pazienza" con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, perché il leader di Kiev "ha chiesto altri aiuti" dopo che il capo della Casa Bianca gli aveva appena annunciato il via libera a un miliardo di dollari di sostegni. L’episodio è lontano, ma potrebbe essere stato rivelato per mandare un messaggio pubblico all’Ucraina nell’ambito dei movimenti politici di questa fase.

Si avvicina il G20 di Bali in cui saranno presenti sia Biden sia Putin, con la possibilità di un colloquio tra i due dopo le elezioni di Midterm dell’8 novembre, che potrebbero spostare gli equilibri nel Congresso americano. Per ora non si vedono cambi di linea nel sostegno Usa al contrasto dell’aggressione russa. Le prossime settimane diranno se le spinte per il dialogo riusciranno ad aprirsi un varco nella logica di scontro frontale che continua a prevalere nella crisi apertasi il 24 febbraio.

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