venerdì 10 giugno 2022
Nel Donbass le perdite di Kiev sarebbero ingenti, ma i dati non vengono comunicati ufficialmente. Sull'ultima apparizione in tv del presidente russo si scatenano le interpretazioni politiche e mediche
Guerra giorno 107: massacri nascosti nel Donbass e i proclami da zar di Putin
COMMENTA E CONDIVIDI

La guerra in Ucraina, giunta al 107° giorno, si sta trasformando in un massacro lontano dalle telecamere e dagli occhi dei giornalisti. Kiev starebbe perdendo nell’Est tra i 100 e i 200 uomini ogni giorno, secondo voci filtrate della presidenza, un bilancio molto più pesante di quello “sfuggito” a Zelensky la settimana scorsa, quando aveva parlato di 50-100 caduti quotidiani.

Severodonetsk, la città contesa del Donbass, non è ancora completamente caduta sotto il controllo russo, che però si estende su gran parte dell’abitato, strategico per il controllo della regione. In base all'analisi dell'intelligence britannica, grazie a progressi, per quanto modesti, realizzati nelle ultime ore, le truppe di Mosca sono tornate a controllarne gran parte, ma faticano a estendere la presa su un'area più ampia.

Lo Stato maggiore ucraino ha però affermato che sul fronte di Severodonetsk, l’Armata d’invasione continua con i tentativi infruttuosi di vincere la resistenza locale e i combattimenti continuano. Più o meno lo stesso su tutti i fronti, senza cambiamenti di rilievo, anche se Kiev prosegue il contrattacco intorno a Kherson, nel Sud.

Intanto i circa 800 tra militari e civili rifugiati nello stabilimento chimico Azot hanno cercato contatti per avviare negoziati, secondo quanto riferisce l'agenzia russa Ria Novosti, citando un rappresentante dei separatisti del Lugansk. “Ai militanti ucraini asserragliati nell’impianto è stato spiegato che devono deporre le armi e arrendersi, non si accettano altre condizioni", ha detto l'esponente filorusso. Tra le notizie diffuse, anche quella, non verificabile, secondo la quale i soldati di una brigata di fanteria del 1° Corpo d'Armata russo ha rifiutato di continuare a partecipare alle operazioni dopo aver subito pesanti perdite nell'oblast di Kharkiv.

In tutto questo la diplomazia langue, anche perché non si vede alcuno spiraglio su entrambi i fronti. In questo senso, ha colpito gli osservatori internazionali che, in occasione del 350° anniversario dalla nascita di Pietro il Grande, il presidente russo Putin si è paragonato allo zar che regnò dal 1682 al 1721, tracciando un parallelo tra quelle che ha descritto come le loro due imprese storiche gemelle per riconquistare le terre russe. “A quanto pare, spetta anche a noi restituire (ciò che è della Russia) e rafforzare (il Paese). Se partiamo dal fatto che questi valori fondamentali costituiscono la base della nostra esistenza, riusciremo sicuramente a risolvere i compiti che abbiamo di fronte”, ha detto il capo del Cremlino. Per qualche commentatore, il discorso di Putin ha chiarito che l'espansione territoriale della Russia è il suo obiettivo e che pertanto non riconosce alcuna regola o accordo. L'allargamento della Nato, in tale prospettiva, non è stato una causa scatenante, ma soltanto un ostacolo ai progetti imperialisti.

Si è peraltro scatenato anche un dibattito tra analisti sull’’apparizione televisiva del presidente. A parere di qualcuno, il leader è apparso in migliori condizioni di salute, con un incarnato del viso dall’aspetto più sano rispetto alle ultime immagini mostrate. Altri sono scettici sull’autenticità del video, che potrebbe essere stato girato in un’altra occasione e non essere nemmeno recente. Certe posture assunte da Putin, si dice ancora, segnalerebbero una condizione post-Tia, cioè un attacco ischemico transitorio, un piccolo ictus non grave. In ogni caso, Putin sembra ancora in grado di tenere le redini del potere, anche se la sua guida militare non si sta rivelando particolarmente efficace.

L’ultimo fronte legato alla guerra è quello delle condanne a morte inflitte a combattenti stranieri. Il premier britannico Boris Johnson si è detto “sconvolto” dalla sentenza per i suoi concittadini finiti alla sbarra a Donetsk, Aiden Aslin e Shaun Pinner, dopo la cattura da parte delle milizie filorusse. Il capo del governo ha ordinato ai ministri di fare “ogni cosa in loro potere” per assicurare il rilascio dei due. “Condanniamo totalmente questa sentenza farsa ­– ha dichiarato il portavoce di Downing Street –. Non c'è alcuna giustificazione per questa violazione della protezione cui hanno diritto”. Ma alla domanda se la Londra possa parlare con Mosca per ottenerne la liberazione, ha risposto: “Non abbiamo interazioni regolari con i russi”. Un ulteriore segnale della difficoltà di riavvicinare le parti coinvolte nella crisi e di evitare che il fossato si allarghi sempre di più rendendo “infinito” il conflitto.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: