mercoledì 28 giugno 2023
Il generale Surovikin potrebbe essere stato vicino a Prigozhin, voci di un suo arresto. E spunta un magnate ex amico del presidente. Ma la "nebbia" avvolge tutto e ogni notizia può essere avvelenata
Il generale Surovikin con Putin

Il generale Surovikin con Putin

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Il conflitto in Ucraina è arrivato al giorno 490 e quello che emerge a 96 ore dall’ammutinamento di Evgenij Prigozhin e della milizia privata Wagner è che le crepe nell’apparente monolitico potere del Cremlino sono ben più profonde di quanto possa apparire. La rivolta dei mercenari che lo stesso presidente ha allevato nel suo seno contro un’altra costola del blocco putiniano sembra conclusa con un perdono generale e il solo “esilio” in Bielorussia del capo della Brigata. Ma, considerata a mente fredda la gravità dei fatti - il sequestro di un importante centro militare e una marcia armata sulla capitale in spregio agli ordini del comando supremo - un tale esito sembra paradossale e, in definitiva, incredibile.

Si consideri che il discorso del 26 giugno rivolto da Putin ai membri della Wagner è stato, dopo solamente 48 ore, più conciliante e aperturista rispetto alle minacce dirette di sabato 24, durante le fasi concitate di quello che appariva un tentativo di golpe. La frase chiave è questa: “Ringrazio i soldati e i comandanti del Gruppo che hanno preso la decisione giusta e non hanno proceduto con uno spargimento di sangue fratricida. Si sono fermati all'ultimo minuto. Oggi avete la possibilità di continuare a servire la Russia firmando un contratto con il ministero della Difesa o con altre forze dell'ordine, oppure potete tornare dai vostri cari. Chi lo desidera potrà partire per la Bielorussia".

Che cosa ha risparmiato a Prigozhin un’esecuzione immediata? Cominciano ora a emergere possibili complicità ad alto livello, che avrebbero negoziato la soluzione della crisi all’ultimo istante prima che degenerasse e avrebbero favorito l’esito favorevole per il capo degli insorti. Secondo il “New York Times”, sarebbe addirittura il generale Sergej Surovikin l’alto ufficiale a conoscenza in anticipo dell’operazione dei rivoltosi e per questo, dicono indiscrezioni a notte fonda di mercoledì 28, sarebbe stato arrestato. Si tratta, come è noto, dell’ex comandante in capo delle operazioni in Ucraina tra l’ottobre scorso e il gennaio di quest’anno, quando è stato sostituito direttamente dal capo di Stato maggiore Valerij Gerasimov ed è rimasto operativo come suo vice.

Surovikin si era pronunciato contro la ribellione in un video nel quale esortava le truppe russe in Ucraina a mantenere le loro posizioni e a non unirsi all’ammutinamento. Ma il gioco delle parti in questa “nebbia di guerra” è difficile da decifrare. Qualche analista sospetta anche che le notizie fatte filtrare dall’intelligence americana ai grandi giornali Usa siano parte di un piano di destabilizzazione del sistema Russia, instillando sospetti e creando diffidenze tra i protagonisti della partita in corso. Bisogna anche ricordare, tuttavia, che gli 007 americani si sono rivelati capaci di “bucare” spesso il muro dei segreti di Mosca, a partire dai piani per l’invasione del 24 febbraio 2022, grazie a intercettazioni sofisticate e immagini satellitari, oltre che a informatori e agenti infiltrati.

Conosciuto anche come il “macellaio di Aleppo”, 56 anni, Surovkin dal 2013 al 2017 ha diretto il distretto militare orientale ed è stato uno dei capi dell'esercito russo impegnati nella guerra civile siriana. Se il generale fosse coinvolto negli eventi dello scorso fine settimana, sottolinea il “New York Times”, sarebbe l'ultimo segno della lotta intestina che ha caratterizzato la leadership militare della Federazione dall'inizio dell’aggressione all’Ucraina e potrebbe segnalare una frattura più ampia tra i sostenitori di Prigozhin e i due uomini di cui lo Zar si è finora fidato di più dal punto di vista bellico: Sergej Shoigu, il ministro della Difesa, e lo stesso Gerasimov.

Certo, Surovkin non è lontano dalla cerchia del presidente se ha occupato i ruoli chiave sopra elencati. Ha rafforzato la tattica degli attacchi contro obiettivi civili senza trovare opposizioni e scelse il ritiro da Kherson avendo l’appoggio di Shoigu. Il 9 novembre 2022, in un incontro trasmesso in tv raccomandò il ripiegamento dalla città ora tornata sotto controllo ucraino per salvare le truppe russe che rischiavano di essere intrappolate e il ministro della Difesa approvò pubblicamente la scelta.

Da allora le cose potrebbero essere cambiate, con il malumore crescente sia nella gerarchia militare sia tra gli oligarchi per l’andamento non positivo del conflitto e le crescenti sanzioni che indeboliscono l’economia del Paese. In questo quadro, Prigozhin avrebbe progettato persino la cattura di quelli che dovevano diventare suoi superiori, secondo la ricostruzione offerta dal “Wall Street Journal”. Le fonti citate dal quotidiano riferiscono che tale piano sarebbe stato anticipato dopo che il suo ideatore aveva saputo come l'intelligence fosse già al corrente della sua iniziativa. Prigozhin avrebbe voluto catturare Shoigu e Gerasimov nel corso di una visita nel sud dell'Ucraina che i due stavano preparando.

Proprio la necessità di accelerare l’azione a causa della fuga di notizie avrebbe fatto fallire la sollevazione la quale, dunque, avrebbe avuto sostegni ad alto livello. Va notato che Surovikin ha lavorato nel settore di petrolio, gas e fertilizzanti in Siria, a stretto contatto con l'ex amico di Putin Gennadij Timčenko. Si tratta del fondatore e proprietario del gruppo di investimento privato, Volga Group, sesto uomo più ricco di Russia, anche se ha affermato di avere rinunciato alla cittadinanza. Sanzionato dall’Occidente a partire dall’invasione della Crimea, è stato fin dagli anni Novanta un sodale dell’attuale presidente, ma nell’ultimo periodo sembra avere preso le distanze dal sostegno all’invasione dell’Ucraina.

Potrebbe essersi quindi saldato un gruppo ostile al capo del Cremlino rispetto alla gestione della guerra (e del Paese). Se in precedenza tutti questi movimenti potevano essere liquidati come pure speculazioni o speranze dei nemici del leader massimo, dopo la marcia su Mosca di Prigozhin devono essere presi molto sul serio, dallo Zar in primo luogo. Cadranno teste a breve? Quella di Surovikin? Ormai non c’è più nemmeno da salvare le apparenze e l’immagine dell’uomo forte che gode di consenso totale. La giornata di sabato ha abbattuto quel mito. E ciò rende il potere in Russia (un po’ più) contendibile. Le prossime settimane potrebbero quindi riservare nuove sorprese, soprattutto se la controffensiva ucraina prenderà slancio e riuscirà a mettere in difficoltà le difese della Federazione.

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