venerdì 15 maggio 2009
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Caro Direttore, qualche settimana fa i quotidiani locali hanno riferito che un consigliere regionale Udc dell’Emilia-Romagna (partito di opposizione) è riuscito a bloccare la realizzazione della fiera della cannabis forte, che da quattro anni (nel 2004 la prima edizione si era tenuta a Pescia) era ospitata al Palanord di Bologna. Ma con nostro grande disappunto questa azione non ha eliminato il problema, bensì lo ha solo spostato: agli organizzatori è bastato spostarsi di 50 km a Sudest, sull’asse della via Emilia, per trovare casa al centro fieristico di Faenza (Ra), nell’ultimo weekend di maggio (data che coincide, crediamo non casualmente, con la notissima «100km del Passatore» che già attira molto pubblico giovanile). Potrà immaginare il nostro disappunto al sapere che vicino casa avremmo avuto «la fiera più odiata d’Italia» (definizione tratta dal sito www.radicalparty.org). È bastato poco perché qualche genitore allarmato, abbia alzato la cornetta e abbia protestato con gli amministratori comunali (di sinistra), i quali hanno prontamente assicurato che Faenza era indisponibile a ospitare la manifestazione, in quanto «non inserita nelle finalità di FaenzaFiere» (ente che gestisce la struttura). La vicenda parrebbe così conclusa, ma francamente non ci convince troppo. Vorremmo infatti capire come mai l’evento era stato autorizzato. Non vogliamo certo dare vita a una caccia alle streghe, ma qualcuno, in un certo momento, avrà pur detto 'sì'! Ci chiediamo anche cosa sarebbe accaduto se, per distrazione, incapacità, interesse, nessuno avesse parlato in modo chiaro. Poiché, se è vero che da Bologna la cannabis era stata scalzata, non avrebbe tardato ad attecchire altrove. E se anche l’azione dell’Udc regionale e locale, alla quale va il nostro plauso, è stata di certo determinante per allontanare dai nostri figli questo pericolo, coinvolgendo l’on. Giovanardi, estremamente sensibile a questi temi, non siamo davvero certi, anzi nutriamo molti motivati timori che questa «festa» non tarderà a trovare qualche ente e amministrazione compiacente onorata di darle tutta la visibilità richiesta. Il nostro grido di allarme è perciò consegnato al suo giornale, certi che vorrà dare voce alle nostre fondate preoccupazioni in merito e soprattutto mettere in allerta tutti coloro che in Italia non vedono di buon occhio queste sostanze e non ritengono che il farne uso, anche solo temporaneamente, faccia necessariamente parte del bagaglio di esperienze che l’adolescente, per diventare adulto, debba aver fatto. Saremo genitori «all’antica», ma restiamo fermamente convinti che sulla strada dei nostri figli, dei nostri ragazzi in crescita, invece di questo genere di «cose», debbano piuttosto trovarsi vere occasioni di maturazione personale e spirituale, momenti di confronto, anche su temi delicati come questo, ma con l’obiettivo di una crescita «sana».

Andrea e Cristina Venturelli Faenza (Ra)

«Un irresistibile mix di allegria, spensieratezza, follia e militanza cannabinica»: è questa una frase di autopresentazione dell’edizione 2008 della fiera «Cannabis tipo forte». Nessun dubbio, quindi, che la finalità vada ben oltre la presentazione delle opportunità produttive e commerciali legate alla canapa e anche la divulgazione delle sue proprietà terapeutiche, vere o presunte. A meno che le vedute siano talmente larghe da includere in questi settori merceologici i chupa chups alla marijuana o i kit per sniffare cocaina (denunciati l’anno scorso). A oggi, il sito ufficiale della manifestazione propone ancora le date da voi segnalate; presenta addirittura la planimetria degli stand e i nomi degli espositori, ma manca l’indicazione della località. Vista la breve distanza di tempo che ci separa, c’è da ritenere che il pericolo sia quasi scampato, a meno di sorprese dell’ultima ora che non è possibile escludere considerata la propensione all’illegalità ripetutamente esibita da tanti «antiproibizionisti». In ogni caso è già un risultato significativo essere riusciti a scuotere enti pubblici finora supini nell’avallare illegalità patenti, sottraendo l’appoggio a una manifestazione tutta centrata sull’apologia di un comportamento che per la legge italiana continua a costituire reato. Si dimostra così che l’arroganza antiproibizionista può essere battuta, basta non farsi intimorire e rivendicare con fermezza e determinazione il rispetto serio della legalità. Non sono ovviamente in grado di rispondere alle vostre domande relative alle ragioni degli assensi iniziali alla manifestazione: vi suggerisco di appuntarvele per rivolgerle l’anno prossimo a chi si candiderà alla guida della vostra amministrazione comunale. Ovviamente il suggerimento può già essere raccolto da chi andrà alle urne tra poche settimane per eleggere il sindaco e ha sentore di problemi analoghi nel proprio comune.

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