giovedì 29 settembre 2016
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Ennesima truffa ai danni dei malati. Quando arrivano notizie del genere ci domandiamo: “Ma chi fa queste nefandezze? Incivili, ignoranti, a-sociali?” La notizia, data ieri anche da questo giornale, parla di laureati, medici, farmacisti. Ne sono stati arrestati sei a Terni. Qui non parliamo di questi sei, arrestati ma non ancora condannati, ma dei tanti come loro, la cui colpa è stata accertata. Truffano malati di malattie degenerative, la sclerosi multipla, la Sla, il morbo di Parkinson. Inventano, magari, un “protocollo” per guarire queste malattie, in un tempo non breve ma determinabile, con un mix di farmaci da somministrare a casa. 

Dalle indagini emerge, ad esempio, che la spesa che ogni paziente deve affrontare per “terapie” di questo tipo oscilla dai 2mila ai 4mila euro. In media, 3mila. Basta moltiplicare per centinaia di persone per avere le dimensioni dell’affare. Questi farmaci, però, non fanno niente per fermare la malattia dal suo sbocco fatale, anzi spesso la accelerano. Leggendo notizie così, mi vengono in mente le iene. Cosa fanno le iene? Girano continuamente in cerca di animali feriti o moribondi, per mangiarli. Perché feriti o morenti? Perché non si difendono, è più facile mangiarli. 

Nei Quarantanove racconti di Hemingway c’è un esploratore che muore in una tenda, nel cuore dell’Africa, e la sua donna e lui capiscono che sta morendo dal brontolio di una iena, che gira intorno alla tenda a cerchi concentrici e s’avvicina sempre più, finché entra. La iena annusa l’odore della morte. Come noi annusiamo l’odore della minestra, entrando in casa. Così questi truffatori di malati annusano l’odore dei soldi quando incontrano malati che non possono guarire. La terra dei malati che non possono guarire è la terra della disperazione. E la terra della disperazione è la terra delle visioni e dei miracoli.

E delle truffe. Come queste. Quando l’animale morente muore, la iena lo addenta. A volte, anche prima. Ci sono elefanti che stramazzano per la sete, e non si muovono più. Ma come un predatore s’avvicina e lo addenta, il bestione ha un tremito. Dunque, non è morto. Elie Wiesel racconta la deportazione dal lager polacco, dove sta per arrivare l’Armata Rossa. Le SS che guidano il trasferimento uccidono chi cade a terra e pare morto. Il padre di Elie è fra questi. Elie riesce, pizzicandolo e urtandolo, a fargli emettere un tremito, che dimostra alle SS che è vivo.

Le SS lo lasciano vivere, anche se per poco. Le SS si nutrivano della morte degli inferiori. Più inferiori morivano, più spazio vitale restava per i superiori. Creavano un mondo animale, con uomini-predatori in cerca di uomini-vittime. Qui a Terni, se le notizie sono davvero queste, tu rovini un malato e intaschi 3mila euro.

Per sentirti bene, non pensi al paziente che rovini, è un pensiero che può farti star male. Pensi ai 3mila euro che guadagni, e che ti fan stare meglio. Chi denunciava un ebreo veniva compensato in vario modo, anche con un chilo di sale. Per stare bene, non pensava all’ebreo che veniva portato a morire, ma al cibo che lui mangiava e che finalmente era salato. Così questi laureati pensano all’auto che possono comprarsi, all’appartamento che possono allargare. Una pratica medica ingannevole, per sembrare credibile, deve esistere su stampa o in internet.

Questa di Terni esisteva in internet. Ce l’avevano messa quelli che l’avevano inventata. I pazienti la leggevano e ci credevano. Internet oggi ha la funzione del libro ieri. Ieri, se una cosa era stampata su un libro, voleva dire che era vera, approvata, ufficiale. Così oggi se è divulgata su internet. L’apparizione su internet è come il timbro dell’autorità che dà la convalida. Tu ricevi il malato, gli mostri il tuo protocollo sull’iPad, e il malato vede dietro di te la scienza, l’ufficialità, l’autorità. Ci crede. E muore.

Può darsi che un pizzico di rimorso ti turbi, ma dura finché il paziente vive, sia pur peggiorando. Quando muore, non ci pensi più. Se le notizie restano queste, i cacciatori di malati non sono iene. Sono qualcosa di peggio.

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