giovedì 22 marzo 2012
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Gentile direttore,
mi lasci fare ancora una volta i complimenti a lei e ai suoi collaboratori per il giornale che fate. Un giornale che, un mese fa nei, giorni di Sanremo (ma lo è anche in altri frangenti e sempre più spesso), è stato palese "segno di contraddizione". Insista su tutti i doveri civici di noi italiani: pagare le tasse, fare tutti quanti il proprio lavoro onestamente, rispettare le leggi e le regole del vivere in comune... Tutti, mi raccomando, tutti. Non solo alcuni. Con questa lettera, vorrei però porle una questione scomoda e politicamente scorretta, partendo dall’atto bestiale di Tolosa: lo definisco così perché non ci sono assolutamente altri aggettivi per descrivere quel gesto assassino! Come si fa a uccidere a sangue freddo dei bambini piccoli? Anche se fossero i figli del tuo peggior "nemico"? Sì! Purtroppo, gli ebrei sono il "nemico", per la mente inumana di quella persona e di troppe altre. Le chiedo scusa in anticipo ma la questione che, visti i tempi, non riesco a evitare di porre è questa: se, invece che in una scuola ebraica, quel fatto terribile fosse successo in una scuola cattolica, o comunque cristiana, quale sarebbe stata la reazione dei politici e dei mass-media europei, occidentali e mondiali? La mia è fanta-informazione, nevvero?
Mario Natalucci, Fermo

 

Non trovo scomoda la questione che mi pone, caro signor Natalucci. E nel risponderle, a mio modo, sarò politicamente scorretto anch’io. Per prima cosa, penso che anche nel caso delle vittime ebree di Tolosa qualcuno abbia fatto e farà ancora finta di non vedere e di non capire che cosa è accaduto. E questo è il terribile risultato di un insopportabile eppure ritornante anti-semitismo (quasi sempre – manco a dirlo – travestito da polemica anti-sionista e anti-israeliana) che non si può in alcun modo sottacere e minimizzare. Penso, poi, che se le vittime di un attentato come quello di Tolosa fossero cattoliche, o comunque cristiane, alcuni – sempre troppi – farebbero effettivamente finta di non vedere e di non capire. E lo penso perché costoro sono gli stessi che già fanno finta di non vedere e di non capire quando attentati come quelli di Tolosa accadono in aree del mondo che sono un po’ più lontane da casa nostra della città francese insanguinata dalla follia anti-ebraica e, a quanto pare, filo al-Qaeda di un giovane sparatore assassino. Ma penso anche che tanti, tantissimi, avrebbero sguardi e reazioni sconvolte e dolenti e che molti resoconti mediatici sarebbero altrettanto partecipi. Un discorso a parte riguarda certi politici e certi opinionisti europei e, purtroppo, anche italiani. So, infatti, che farebbero fatica anche solo a pronunciare la parola "cristiani". E lo so perché è questo che hanno fatto – anzi, non hanno fatto – quando si è trattato di levare almeno la voce contro le spietate e spesso mortali violenze anti-cristiane in Iraq, in Pakistan e in diversi altri Paesi d’Asia e d’Africa. Si tratta di una miopia che è frutto un po’ di pigrizia e un po’ di pavidità, e della quale abbiamo, purtroppo, sempre nuovi esempi. Anche molto vicini. Il più recente risale ad appena martedì scorso, 20 marzo, quando abbiamo pubblicato su Avvenire – nel silenzio di tomba di politici e mass media – l’ultimo Rapporto Oidce dal quale emerge che l’85% degli episodi di intolleranza verificatisi nel 2011 nel Vecchio Continente è stato diretto contro i cristiani (cattolici, ortodossi, evangelici) proprio a causa della loro fede. Certo, gentile amico lettore, anche così continuiamo a imparare che non c’è «sequela Christi» senza cammino della croce. Ma non per questo dobbiamo arrenderci all’ingiustizia. Noi cattolici che, confortati dalla parola del Papa, ci battiamo contro violenze, sopraffazioni e discriminazioni nei confronti di chi vive con rispetto degli altri la propria fede religiosa e le proprie convinzioni, non possiamo e non vogliamo arrenderci a una deriva che si nutre di astio e di sottovalutazione dei rischi e si ammanta di politicamente corretto.

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