domenica 16 gennaio 2011
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Nel Messaggio della Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato 2011, titolato significativamente "Una sola famiglia umana", Benedetto XVI riprende e rilancia alcuni temi fondamentali del Concilio Vaticano II e del Magistero sociale della Chiesa: l’unità della famiglia umana, la sacramentalità della Chiesa, la destinazione universale dei beni, la cittadinanza globale, il diritto a emigrare, il dovere di regolare i flussi migratori, la fraternità universale. Soprattutto al tema della fraternità il teologo Ratzinger, già prima del Concilio, aveva dedicato un saggio teologico nel 1960. «La fraternità umana – scriveva l’attuale Papa – è l’esperienza, a volte sorprendente, di una relazione che accomuna, di un legame profondo con l’altro, differente da me, basato sul semplice fatto di essere uomini. Assunta e vissuta responsabilmente, essa alimenta una vita di comunione e condivisione con tutti, in particolare con i migranti; sostiene la donazione di sé agli altri, al loro bene, al bene di tutti, nella comunità politica locale, nazionale e mondiale». A partire dalla fraternità, Benedetto XVI riprende il tema di una cittadinanza globale, familiare, con una particolare attenzione ai mondi e ai volti della mobilità umana. Nel Messaggio di quest’anno il Papa si ferma anzitutto sulla realtà drammatica – di cui la stampa ci ha mostrato alcuni volti in quelli degli eritrei "schiavi" nel Sinai o tra le persone sbarcate sulle coste o negli aeroporti italiani – delle migrazioni forzate, dei volti dei richiedenti asilo, dei rifugiati e dei profughi. Sono milioni – si parla di 43,3 milioni – le persone nel mondo costrette a una migrazione a causa di conflitti armati, persecuzioni a motivo di razza, nazionalità o religione, ragioni politiche, disastri naturali. È una migrazione atipica, talora fatta di sfollati (27 milioni), altre volte di richiedenti asilo e rifugiati o apolidi (oltre 15 milioni), in continua crescita. I principali Paesi oggi coinvolti da questa migrazione forzata sono: l’Afganistan (2.887.123), l’Iraq (1.785.212), la Somalia (678.309), la Repubblica Democratica del Congo (455.850) e Myanmar (406.669). I maggiori Paesi che accolgono i rifugiati sono: il Pakistan (1.740.711), l’Iran (1.070.488), la Siria (1.054.466), la Germania (593.799), la Giordania (450.756). Oggi in Italia ci sono 55.000 rifugiati, un numero contenuto se paragonato ad altri Paesi europei: Germania (quasi 600.000), Regno Unito (270.000), Francia (200.000), Olanda (80.000).Un’attenzione particolare, inoltre, Benedetto XVI riserva quest’anno agli studenti internazionali. È un mondo della mobilità che in Italia, 50 anni fa, aveva visto la cura e la passione del sacerdote don Remigio Musaragno (1927-2009), fondatore dell’Ucsei (Ufficio centrale studenti esteri in Italia) e del Centro Giovanni XXIII, che ha saputo saggiamente coniugare la grande possibilità dell’internazionalizzazione degli studi universitari con la cooperazione internazionale. Oggi 2.700.000 giovani universitari studiano fuori dal proprio Paese, e quasi il 60% sono in Europa. L’Italia, però, è al fondo dei Paesi Ocse per numero di studenti stranieri iscritti alle nostre università: 54.707 studenti, cioè il 3,1% di tutti gli studenti universitari. Il gruppo più numeroso di universitari stranieri in Italia sono gli albanesi, con 11.380 iscritti; altre presenze significative riguardano i greci e i cinesi (oltre 5.000, quasi il 7%); i romeni (4.000, oltre il 6%) e i camerunensi (3.000, quasi il 4%). Tra gli universitari stranieri che registrano una maggiore crescita sono da ricordare i cinesi (più 10,9%) e i romeni (più 9,9%). Nel 2009 si sono laureati 6.240 universitari stranieri. La pastorale delle migrazioni nelle nostre Diocesi e parrocchie è chiamata a non dimenticare questi volti di nuovi migranti, che sono soprattutto giovani, per una "nuova evangelizzazione" che guardi al mondo come a "una sola famiglia umana".
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