Successo e responsabilità: è l'ora di fare tutti sul serio
martedì 25 giugno 2019

La locomotiva Italia, si sa, non va mai troppo forte rispetto alle altre, e spesso e volentieri rallenta, ma il Milano-Cortina 2026 è un Eurostar, veloce e puntuale, che arriva anche prima di un treno svedese chiamato Stoccolma-Åre. Non ce ne voglia Cortina ma questa è in primo luogo la vittoria di una città, di una grande città, Milano. Il riscatto di un Paese mediante l’unica vera metropoli italiana di stampo europeo. Una Milano post-moderna che ha saputo cambiare marcia in corsa e che ora si aspetta che la Roma di Giovanni Malagò e tutto il resto d’Italia la seguano in questa direzione. Un piccolo miracolo italiano perché non dimentichiamoci che anche Milano ha avuto i suoi momenti di magra. Fino al 2000 sonnecchiava, ancora annichilita dai fumi della Milano da bere e dalla stangata impressa da Tangentopoli a molta della sua classe dirigente. La 'capitale morale' era in ginocchio ma la grande capacità imprenditoriale di reinventarsi continuamente unita a quella sana vocazione all’accoglienza ha permesso a Milano di tornare città più 'verticale' del futuristico Bosco progettato dall’architetto Boeri. 'Expo 2015' ha fatto il resto, una Fiera delle vanità concrete che con il senno di poi si è trasformata in trampolino olimpico, fondamentale per questo rinascimento nazionalmilanese. E il cerimoniere di Expo, Giuseppe Sala, è diventato, per fiducia e consenso allargato, il primo cittadino di una Milano che continua a correre, incessantemente, e che ieri ha festeggiato l’ennesimo traguardo raggiunto. Tutto questo è stato possibile grazie a quel 'passo doppio', frenetico e pulsante, rispetto al resto d’Italia, Cortina compresa.

E allora, che Milano indichi la pista da seguire oltre quelle di sci e che queste siano le Olimpiadi della rinascita anche per il resto del Paese reale: quello della provincia lombardo-veneta e del Trentino-Alto Adige chiamati, con i rispettivi territori, a far parte integrante dei Giochi. Via alla rifioritura economica e culturale – di cui lo sport olimpico è un catalizzatore universale – della montagna che, anche nell’ex fenomenale Nord-Est, soffre più di ogni altra l’emarginazione e il problema dello spopolamento. Cortina 1956 erano ormai Giochi della memoria, ma 63 dopo quella prima kermesse olimpica la 'Perla delle Dolomiti' ha la grande occasione per essere rilucidata e tirata a nuovo. E lo stesso vale per Bormio, Livigno e la Valtellina e per le trentine Baselga di Piné, Tesero, Predazzo e Anterselva (Alto Adige). Milano che è in via di completa riqualificazione può solo migliorare e confermare il talento della città che produce e che sa arrivare sui mercati globali con le proprie forze e con la sua grande tradizione d’impresa. Siamo pronti a scommettere, saranno Giochi ad 'alta qualità'. Dallo skyline diffuso si avverte già la nuova energia olimpica, la forza centrifuga amplificata a tutte le arti (da quelle visive alla moda, dall’editoria al design, alla tecnologia) che l’ha resa 'capitale' in pectore, ancor prima di diventare quella delle Olimpiadi invernali. Un successo che da qui al prossimo settennale di organizzazione dell’evento olimpico avrà bisogno di due ingredienti fondamentali: la trasparenza (appalti degli impianti sportivi e delle infrastrutture) e la stabilità politica nazionale (leggasi governi sani e duraturi).

Intanto godiamoci tutti insieme questa vittoria che è anche il riscatto di squadra firmato Coni. Il suo presidente Giovanni Malagò, splendido esemplare del generone romano, ha dimostrato una volta di più di possedere quello charme e quel carisma diplomatico degno dei più audaci capitani d’azienda lombardo-veneti. Questa volta non c’erano 5 Stelle, né sindaco di Roma ( Virginia Raggi) né il censore Mario Monti, pronti a rigettare il dossier olimpico (per timore di allargare il debito pubblico) a ostacolarne il cammino. È stato un percorso netto, quello di Malagò, che ha marciato spedito e deciso, proprio come il ritmo quotidiano di Milano, per convincere la maggioranza del Cio a scegliere il Belpaese come il migliore possibile. I maligni sostenevano che i Giochi fossero molto più appropriati alla gelida e più invernale Svezia. Ma Stoccolma che tentava la fortuna per l’ottava volta ha presentato un dossier giudicato «lacunoso» e adesso è condannata alla futura prova del nove. Meglio così. Il paragone azzardato fatto dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega allo Sport, Giancarlo Giorgetti, che alla vigilia aveva valutato il confronto con Stoccolma-Åre come un Inter-Frosinone, in cui l’Inter era ovviamente Milano- Cortina, questa volta ha funzionato. Così come è andata a buon fine la 'benedizione' olimpica presidenziale di Mattarella. Ma nell’estasi popolare di questa festa nazionale, ricordiamoci anche di tutte le sconfitte subite e delle umiliazioni patite negli ultimi anni, anche sul fronte sport: dai Mondiali agli Europei di calcio negati in serie fino alle Olimpiadi di Roma 2020 sfumate. Questione di numeri, è sempre stata la difesa d’ufficio. Lo '0' di Roma ’60 non ha dato alcun esito, la cadenza '6' invece sì. Quindi dopo Cortina 1956 e Torino 2006, stringiamoci a coorte per una fantastica Milano-Cortina 2026.

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