venerdì 16 novembre 2012
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Caro direttore,
le scrivo come cattolica, membro di una comunità laicale e volontaria per un lungo periodo in zone di guerra come mediatrice nonviolenta tra le parti. In particolare ho vissuto un anno in Palestina e Israele, ed ho visto, e tuttora vedo come la nonviolenza sia l’unica via per risolvere i conflitti. Tutto il resto non fa che aumentarli e offendere l’uomo. Tutto il resto è peccato. Perché qualsiasi violenza è peccato. Non solo, la nonviolenza è anche praticabile ed efficace. Esempi di questo sono comparsi anche su Avvenire. Nelle ultime due settimane su Avvenire.it e nel giornale cartaceo sono apparsi video (fine ottobre), articoli e foto (in occasione della morte di un soldato il 25 ottobre) che 'bestemmiano' la parola pace. Ovvero che attribuiscono alle missioni militari lo scopo/risultato della pace. Forse a volte portano una tregua, ma tregua non è pace. Dunque, avendo vissuto in Terra Santa una occupazione militare nella mia stessa carne, e anche quella del Kosovo nella zona di occupazione italiana, mi ribolle il sangue nelle vene nel leggere le vostre pagine. Penso che scrivendo bugie offendiate tutte le vittime dei conflitti, che ricordo essere civili al 95%, quindi tanto i soldati quanto i civili che muoiono molto più di loro e sotto il silenzio dei media. Penso che a buona ragione, quegli articoli dìano motivo agli atei o non credenti di continuare a non credere nella testimonianza cristiana della Chiesa cattolica italiana. Cordialmente
Laura Vezz​osi
Gentile direttore,
a voi giornalisti che scrivete e virgolettate di cosiddetti «assassini mirati», vorrei ricordare che sono una legittima difesa. Gaza non la occupa più nessuno ma, proprio dal momento in cui gli israeliani si sono ritirati unilatarmente, sono cominciati i bombardamenti scatenati dalle varie fazioni terroristiche palestinesi sul territorio israeliano. Ma la vostra riprovazione è riservata solo agli israeliani. Quale nazione aspetterebbe a reagire dopo essere stata bersagliata da più di ottocento razzi e/o colpi di mortaio dall’inizio dell’anno? Questa cifra di ottocento colpi viene meschinamente taciuta, forse per non stimolare una eventuale simpatia verso gli israeliani che sono attaccati e non viceversa. Portavoce arabi definiscono l’azione israeliana un «crimine ripugnante». Ma la realtà è che a Gaza non si muove foglia che Hamas non voglia. E certe dichiarazioni sono una maligna deformazione di quello che in realtà accade. E così, dopo avere aggredito continuamente Israele dall’inizio dell’anno, a reazione infine arrivata, gli aggressori palestinesi si dichiarano 'aggrediti'. Quello che preoccupa e sconcerta, è che non riesco a sentire voci informative oneste. Penso che sia giusto che lo sappiate.
Carlo Ferrazza
Facendo il giornalista da più di trent’anni, oltre la metà ormai ad Avvenire, mi stupisco raramente di qualcosa. Mi appassiono, mi annoio, mi impegno, mi addoloro, mi indigno... Beh, stavolta ammetto di essermi davvero stupito. Si possono dire molte cose del nostro lavoro, ma sostenere che non sia attento, come quello di pochi altri mass media, alle vittime innocenti di qualunque prevaricazione, violenza e guerra non è solo sbagliato e ingiusto, ma è ridicolo. Penso perciò che questi due lettori o forse semi­lettori o lettori a singhiozzo che concludono 'pensando', ma pensano così palesemente storto, abbiano bisogno di cambiare occhiali o anche solo di un piccolo ripasso. Do conto delle loro critiche, anche se ritengo che facciano fare una pessima figura a chi le formula. Franchezza non esclude cordialità, e così saluto la signora Vezzosi e il signor Ferrazza.
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