sabato 30 gennaio 2010
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È tutto talmente a suo sfavore che alla fine potrebbe rivelarsi la mossa vincente. Come il rospo che inganna il principe azzurro, come la band che suona in cantina e si ritrova in testa all’hit parade. Perché Alberto Zaccheroni da ieri nuovo allenatore della Juventus non ha nulla del tecnico alla moda, del condottiero vincente senza macchia e senza paura. Non è giovane come impone l’onda inaugurata dallo spagnolo Guardiola. Non ha il fascino imbronciato di Mourinho né la sottile eleganza di Leonardo. Indossa grossi cappottoni verde bottiglia e dice cose di buon senso con poco suadente inflessione romagnola. Ma soprattutto, cosa questa sì molto indigesta, nel suo palmarès, si fa per dire, c’è l’esonero rimediato dal Torino i cui tifosi non a caso quando dicono Zac parlano del cuore granata Zaccarelli e non di lui. Come se non bastasse è nato il 1° aprile cosa che certo giova poco alla sua immagine, tanto importante oggi. Fuori dai denti, il popolo bianconero teme che chi ha visto la luce il giorno dei pesci, si riveli in realtà un pacco, di quelli che un tempo la Juve rifilava agli altri, Inter e Milan soprattutto.Eppure qualcosa bisognava fare, si dice: dopo 9 sconfitte in 12 partite serviva una scossa. Non vi dice nulla questa frase fatta? Non sentite puzza di bruciato? Perché il vero problema sta proprio lì, la Juve parla come tutte le altre società, è diventata una squadra come tante altre, che licenzia i tecnici, manco fosse il Siena o il Livorno (e lo diciamo senza offesa per queste due gloriose compagini): quattro in tre anni tanto per gradire. È finito il tempo dell’eleganza antipatica, agli altri ovviamente, di Gianni Agnelli. Liquefatta con la discesa in Serie B e l’arrivo dei nuovi dirigenti, che stanno alla vecchia generazione di capi come Felipe Melo a Tardelli, come Amauri a Bettega. Quello che scendeva in campo s’intende. Eppure qualcosa di diverso c’è: la Juventus non assume tecnici come fanno gli altri ma traghettatori, gli allenatori la società bianconera li ingaggia a tempo. Perché su Zaccheroni si investe qualche fiches ma non tutto il piatto. Cinque mesi e poi, «zac», comunque vada una stretta di mano e amici come prima. La Romagna lascerà il posto alla Spagna. Incombe l’ombra di Rafa Benitez, tecnico iberico diventato guru in Inghilterra ma innamorato dell’Italia. E chissà se poi arriverà davvero.Ma in fondo c’è anche un altro distinguo. Notate la finesse: come recita il comunicato ufficiale, la Juventus non licenzia o esonera ma solleva dall’incarico. Ferrara, che da ieri non è più l’allenatore, potrà, se vuole, restare nell’organigramma dirigenziale con incarico, ovvio, ancora tutto da decidere. E lo merita il povero Ciro sottoposto suo malgrado a un’agonìa tecnica mai vista, quella sì una novità assoluta. Perché la Juve più nera che bianca degli ultimi anni, dopo il tecnico licenziato a 180 minuti dalla fine, vero Ranieri?, si è inventata anche l’allenatore in frigidaire. Ora toccherà al Caronte romagnolo scongelare l’ambiente juventino, fargli riassaporare il gusto caldo della vittoria. Difficile ma non impossibile. Serve un cambio di passo, un taglio netto con il recente passato. E chissà se basterà uno Zac ben assestato.
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