sabato 18 settembre 2010
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Con gli interventi di ieri, Benedetto XVI ha aperto le braccia ai rappresentanti della nazione britannica nella Westminster Hall, all’arcivescovo di Canterbury, ai leader di altre religioni, e l’ha fatto riflettendo con loro sui temi cruciali della nostra epoca, sulle domande che l’uomo si pone in ogni angolo del pianeta. Colpisce nelle parole del Papa lo stretto rapporto tra storia e attualità, fra la tradizione di cui l’Inghilterra è custode e i problemi che interrogano una società ormai globalizzata nella quale il destino di un popolo dipende da ciò che fanno gli altri popoli, mentre tutti vivono un’interdipendenza che segnerà il futuro dell’umanità. I contenuti del magistero del Papa hanno permesso di accantonare ogni preoccupazione e ombra, hanno superato ogni particolarismo, perché Benedetto XVI è andato in Gran Bretagna senza chiedere nulla e per parlare a tutti, nessuno escluso, della realtà vera dell’uomo, dei suoi bisogni, del suo destino sovrannaturale. Tutti hanno ascoltato il linguaggio universale del successore di Pietro che non recrimina sul passato, offre il sostegno della Chiesa a chiunque ne abbia bisogno, guarda al futuro con realismo e fiducia.La ricerca del senso della vita non è di ostacolo alla piena realizzazione dell’uomo, anzi è una sua componente essenziale perché soltanto con lo sguardo verso l’alto, con l’accettazione del trascendente, l’uomo diviene se stesso. Ai leader religiosi Benedetto XVI si rivolge con le parole di Agostino di Ippona: «Signore, ci hai creati per Te ed il nostro cuore è inquieto sino a che non riposerà in Te», e scandisce un messaggio di speranza perché la religione sia mezzo di amore e fratellanza, anziché di divisione. Tutte le scienze umane e naturali sono strumenti per comprendere tanti aspetti della nostra esistenza, ma nessuna di esse può dare risposta alla domanda fondamentale del nostro cuore sul significato ultimo dell’esistenza. All’afflato religioso segue l’appello perché la libertà religiosa diventi realtà in ogni parte del mondo, perché sia consentito di vivere individualmente e pubblicamente la propria fede, di seguire la propria coscienza anche dopo la conversione ad altra religione. Parole profetiche, ma amare, in un mondo che conosce persecuzioni ed emarginazione per i cristiani e per altri credenti.Il Papa si è fatto inglese tra gli inglesi, tessendo l’elogio delle virtù britanniche e della tradizione parlamentare fondata sul «senso istintivo di moderazione presente nella Nazione», ispirata al «desiderio di raggiungere un giusto equilibrio tra le legittime esigenze del potere dello Stato e i diritti» dell’individuo, che ha saputo fondare una democrazia pluralista, quasi la culla delle libertà dei moderni e del principio di eguaglianza. Sulla base di questi riconoscimenti, egli ha proposto il tema fondamentale della nostra epoca, se possa esistere un ordine civile giusto che sia svincolato dai grandi principi morali che derivano dalle radici cristiane dell’Europa. E ha risposto ricordando che l’Inghilterra ha potuto abolire il commercio degli schiavi solo partendo dalla legge naturale, e solo l’abbandono della legge naturale ha portato agli orrori dei totalitarismi europei del XX secolo. Movendo da questa realtà storica, non da enunciazioni astratte, si può comprendere perché la ragione e la fede «hanno bisogno l’uno dell’altro e non devono avere timore di entrare in una profondo e continuo dialogo, per il bene della nostra civiltà».Il Papa ha rimirato «gli angeli che ci guardano dalla magnifica volta» della Westminster Hall e ricordano «la lunga tradizione da cui il Parlamento britannico si è sviluppato», ed ha pregato con l’Arcivescovo di Canterbury per l’unità dei cristiani che può realizzarsi soltanto mediante l’azione dello Spirito Santo. Ma ha lanciato il suo messaggio più pressante a difesa della vita, perché «quando è in gioco la vita umana, il tempo si fa sempre breve», e all’uomo è affidato il compito di governare la terra nel rispetto dei diritti di tutte le creature. Quando, poi, di fronte agli educatori ha affermato che la scuola non deve trasmettere nozioni ma educare il cuore e la mente, si è delineato l’affresco di un magistero che Benedetto XVI, sulle orme di Pietro, ha voluto offrire a chiunque lo voglia conoscere, chiedendo solo un animo ben disposto all’ascolto della verità, della parola di Dio che non ha confini di tempo e luogo. Con l’abbraccio all’Inghilterra il Papa ha diradato molte nubi che si erano addensate nella storia, ma ha voluto ricordare che nel mondo di oggi c’è tanto spazio per uomini che sappiano vivere insieme nel rispetto dei principi che sono iscritti nell’intimo della coscienza.
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