venerdì 18 marzo 2016
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Caro direttore,
nella Gazzetta Ufficiale n.52 del 3 marzo 2016 è stata pubblicata la determina Aifa del 1° febbraio 2016 con la quale a decorrere dal 4 marzo 2016 il regime prescrittivo della specialità medicinale Norlevo è stato modificato per le pazienti di età pari o superiore a 18 anni: da ricetta non ripetibile a medicinale senza obbligo di prescrizione medica (Sop). Non sorprende più la disinvoltura con la quale l’Aifa viene meno al rispetto delle norme di legge vigenti in Italia le quali – tutte – finalizzano la procreazione responsabile alla «tutela della salute della donna e del prodotto del concepimento».  Sorprende, semmai, che tutto questo avvenga nel silenzio del Governo e di un ministro che sappiamo avere a cuore il pieno rispetto di queste norme. Sia Norlevo che, ancor più, EllaOne (la pillola dei 5 giorni dopo) agiscono prevalentemente impedendo l’annidamento in utero del figlio, come la letteratura specifica ben evidenzia. Si tratta in sostanza di un micro-aborto, ma l’Aifa – anche ignorando il parere espresso dal Consiglio superiore di sanità, che lo ribadisce con chiarezza – insiste nel presentarli al pubblico come farmaci esclusivamente anti-ovulatori, capaci quindi solo di evitare il concepimento. Così facendo Aifa eroga deliberatamente informazioni ingannevoli sia verso la popolazione sia verso le stesse istituzioni. Nel liberalizzare la vendita di questi farmaci a prevalente azione antinidatoria e abortiva, e quindi non compatibili con le nostre leggi e i princìpi che a esse sottendono, Aifa dichiara di essere obbligata a osservare la decisione della Commissione europea, ma nemmeno questo corrisponde al vero. Infatti l’articolo 4 della Direttiva 2001/83/Ce – con il codice comunitario relativo ai medicinali per uso umano – prevede che la disciplina sovranazionale non impedisce l’applicazione delle disposizioni nazionali che vietano o limitano vendita, fornitura o uso di medicinali a fini contraccettivi o abortivi. Aifa sa bene che né Norlevo né EllaOne prevengono l’ovulazione nei giorni più fertili del ciclo ma, al contrario, impediscono che l’utero diventi ospitale. E sa parimenti bene che EllaOne può essere efficacemente usato anche per causare l’aborto nelle prime settimane di gravidanza, esattamente come la molecola gemella Ru486, o mifepristone (www.sipre.eu). Nonostante questa consapevolezza, la Commissione tecnicoscientifica di Aifa e il suo direttore hanno deciso di liberalizzarne la vendita e di presentarlo come antiovulatorio. Alla violazione manifesta delle nostre leggi si aggiunge quindi un’offesa ancora peggiore e più violenta alla libertà di informazione e di libera scelta della donna e, in particolare, della donna più indifesa: l’adolescente, che di questi farmaci è la maggiore utilizzatrice, e che malgrado il persistente obbligo di ricetta a carico delle minorenni non incontrerebbe soverchie difficoltà a procurarsi confezioni del farmaco. Il testo del bugiardino inganna le donne, portandole a credere che questi farmaci impediscano l’ovulazione e il concepimento mentre prevalentemente agiscono impedendo che il figlio eventualmente concepito possa annidarsi in utero. Non solo: la possibilità di acquisto senza prescrizione medica contribuisce a banalizzare gli effetti collaterali, con pericolo maggiore se l’assunzione è ripetuta più volte nella convinzione che si tratti di un contraccettivo. Infine, non possono essere taciute le ricadute diseducative e i rischi di malattie sessualmente trasmissibili conseguenti a un comportamento sessuale promiscuo che l’idea stessa di una finta 'contraccezione di emergenza' favorisce nella popolazione giovanile. Viene spontaneo chiedersi se Aifa, agenzia che ha il mandato istituzionale di tutelare la salute della popolazione e il diritto alla conoscenza del funzionamento dei farmaci, possa con questo comportamento ritenersi fedele ai propri compiti istituzionali. Su questo scottante argomento chiediamo ad Aifa e al Ministero della Salute di aprire un tavolo di discussione, per un confronto scientifico serio e aperto. Le pressioni industriali e commerciali che stanno dietro alcune decisioni delle autorità regolatorie possono essere facilmente immaginate. Tuttavia non è accettabile che in un Paese civile, che doverosamente sottopone a prescrizione medica anche antibiotici di uso comune, un farmaco che agisce anche come abortivo sia assimilato a un prodotto da banco.
 
 
*presidente dell’Associazione medici cattolici italiani
**presidente del Movimento per la vita italiano
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