martedì 19 aprile 2011
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Va ridato equilibrio alla dialettica politico-istituzionale in via di drammatica degenerazione. E anche se, oggi, appare un’impresa titanica, questo significa innanzi tutto ridarsi con urgenza il senso del «limite», della «misura» e della «responsabilità». Tre concetti chiave che sono, per così dire, incisi nella lettera che il capo dello Stato ha inviato ieri al Csm – e «a tutti» – per annunciare la speciale dedicazione (il prossimo 9 maggio) del Giorno della memoria delle vittime del terrorismo a dieci magistrati uccisi dai brigatisti. Nella stessa lettera il presidente Napolitano ha severamente condannato l’«ignobile» e «intollerabile» associazione tra Procure e Br compiuta in un manifesto politico affisso a Milano. Simili follie non accadono per caso e riflettono una crisi verticale. Sono lo specchio purtroppo fedele di una lunga e violenta battaglia tra potere esecutivo e potere giudiziario (e tra poteri mediatici fiancheggiatori) che promette di fare solo sconfitti. Ma questo non ce lo possiamo permettere e non può essere consentito. Le urne non si ribaltano né in tribunale né in redazione e le sentenze assolutorie non si fanno per plebiscito. L’abbiamo scritto due giorni fa e torniamo a ripeterlo: questa è l’ora dei passi seri e generosi. Ogni passo indietro (o di lato) su questa via dissennata e rischiosa sarà un passo avanti.
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