giovedì 18 giugno 2015
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Una novità profonda caratterizza in filigrana la nuova lettera enciclica di Francesco: quella di essere ecumenica. La presentazione oggi della Laudato si’ affidata anche al teologo metropolita ortodosso Ioannis Zizioulas in rappresentanza del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli non è solo un atto di cortesia verso le Chiese sorelle, né il simbolico omaggio all’operato Bartolomeo I, con il quale il Papa più volte e con gesti straordinari ha manifestato di condividere «una forte amicizia, un’unica fede che si fa comunione di intenti». Già nella conferenza stampa sul volo Sri Lanka-Filippine, il 15 gennaio, Francesco aveva dato conferma di quanto fosse effettivo, in quella «comunione di intenti», il contributo reso dal Patriarca all’elaborazione di questo testo di dirompente riflessione sui destini e la cura del comune habitat della famiglia umana: «Ora vorrei ricordare il mio amato fratello Bartolomeo, che da anni, da anni predica su questo tema. E io ho letto tante cose sue per preparare questa enciclica».L’impegno per una conversione ecologica del "patriarca verde" è noto. Bartolomeo I, riprendendo il suo predecessore Demetrio nell’avvertire come la crisi ecologica del nostro tempo costituisce una crisi umana e una grave minaccia per la creazione di Dio, ha avviato nel corso degli ultimi quindici anni una serie di simposi internazionali tra leader religiosi e scienziati per esaminare le modalità di cooperazione per una soluzione degli specifici problemi ambientali. Ha organizzato anche una serie di seminari presso il Monastero di Halki per promuovere la coscienza ecologica e la sensibilità tra il clero ortodosso, in modo che l’ecologia umana e ambientale possa diventare parte della formazione religiosa e pastorale. L’interesse per il problema ecologico nasce da fonti fondamentali della tradizione ortodossa di un approccio biblico, teologico, ascetico e spirituale che mostra il distacco dall’abuso colpevole, dai peccati contro la creazione, dal dominio umano sul creato, e riscopre il ruolo dell’uomo nell’economia della creazione, leggendo il creato come offerta e rendimento di grazie, come condivisione, come Eucaristia.È l’approccio espresso in "Il creato come Eucaristia" del teologo Zizioulas  dichiarato da Yves Congar «uno dei teologi più originali e profondi della nostra epoca» e che Francesco ha più volte definito «tra i più grandi teologi cristiani viventi». «Leggete i teologi ortodossi», ha detto Francesco anche nel recente incontro con il clero a San Giovanni in Laterano. Le riflessioni di Zizioulas insieme ai richiami di Bartolomeo I per un cambiamento dell’uomo dall’egoismo alla condivisione ritrovano ampia eco nei paragrafi iniziali e nel capitolo dell’enciclica dedicato all’educazione e alla spiritualità ecologica. L’apporto della Chiesa ortodossa nella riflessione condivisa sulla cura della casa comune segna così il rapporto tra le Chiese sorelle, che significa certamente dare testimonianza di unità al mondo per «costruire insieme una nuova civiltà dell’amore e della solidarietà».L’enciclica tuttavia raccoglie in questo senso anche l’intento che aveva già trovato espressione con Giovanni Paolo II. Nel 2002 Giovanni Paolo II e il patriarca Bartolomeo avevano firmato insieme la "Dichiarazione di Venezia", un documento comune in cui i due leader della Chiesa avevano dichiarato la loro preoccupazione per la tutela del nostro pianeta dalla crisi sociale ed ecologica: «Siamo qui riuniti oggi in spirito di pace, per il bene di tutti gli esseri umani e la protezione del creato – si afferma nel documento –. In questa epoca storica, constatiamo le sofferenze di coloro che patiscono ogni giorno a causa della violenza, della mancanza di risorse, della povertà e della malattia. Sono motivo di preoccupazione per noi quelle conseguenze negative che si riflettono sull’umanità e su tutto il creato, causate dalla degradazione di basilari risorse naturali come l’acqua, l’aria e la terra, e derivanti da un progresso economico e tecnologico incapace di riconoscere i suoi limiti e di tenerne conto». Comune carta magna, che è stata anche una dichiarazione di speranza di collaborare uniti nell’essere «servitori di Dio vegliando con saggezza sulla creazione», una «risposta spirituale al sovrasfruttamento delle risorse naturali, al consumismo, allo spreco, all’inquinamento».Un paragrafo di questo testo, con un contenuto analogo, era stato incluso nella Dichiarazione comune di papa Francesco e del patriarca Bartolomeo firmata a Gerusalemme nel maggio 2014. Ed eccoci alla Laudato si’. Trova così oggi forma in un’enciclica per la prima volta ecumenica la comune fraterna responsabilità che Atenagora nel gennaio del 1969, proprio su "Avvenire", esprimeva con un "noi": «È questa l’ora della Chiesa: unita, deve offrire orientamenti di speranza al mondo».

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