Scongiurare la disuguaglianza vaccinale
giovedì 10 dicembre 2020

Abbiamo imparato a dirlo che «nessuno si salva da solo». Non a farlo per davvero. Anche se la forza elementare e letale del nuovo coronavirus è servita a ricordarci una verità dimenticata: la malattia dei miei simili è la mia e io sono vulnerabile finché l’umanità resta vulnerabile. Tuttavia, persino sotto i colpi di maglio che il Covid sta assestando al vecchio e iniquo sistema globale, non facciamo ciò che diciamo, o nella migliore delle ipotesi lo facciamo con comodo, non secondo umanità, ragione e giustizia. Oxfam ieri ci ha messo davanti agli occhi questa realtà con la forza dei dati. I vaccini stanno arrivando, ma nel Sud del pianeta, nel 2021, solo uno su dieci verrà immunizzato. Un terribile male per gli esseri umani più poveri, e un male per il mondo. Perché fin quando nel mondo ci saranno paura, dolore e morte la pandemia, e le paralisi che provoca, non saranno finite.

È questo il male che cercavano di scongiurare gli appelli alla «destinazione universale» dei rimedi anti-pandemia di papa Francesco e del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres. Un male contro cui si è organizzata la mobilitazione per «vaccini e farmaci beni comuni» annunciata da Nicoletta Dentico e da Silvio Garattini su queste pagine il 17 novembre scorso. Un male di cui un gruppo di Paesi dell’Unione Europea – Germania, Francia e Italia in prima fila – si è dimostrato consapevole, investendo somme ingenti a sostegno della ricerca anti-Covid e prendendo solenne impegno alla condivisione dei risultati.

Un male che l’alleanza di ricerca e produzione tra Oxford, AstraZeneca e Advent-Irbm si è impegnata ad affrontare destinando quasi due terzi delle dosi di vaccino a Paesi in via di sviluppo. Già, ma nonostante il mondo non possa dire di non sapere, il 2021 sarà ugualmente l’anno di un’ulteriore vertiginosa ingiustizia: la disuguaglianza vaccinale. E, per di più, rischiamo di vedere il triste spettacolo di piccole (si spera) porzioni di popolazione che nel Nord ricco rifiutano il vaccino tirandosi addosso riflettori e malumori e, al tempo stesso, di miliardi di persone del Sud povero che vorrebbero ma non possono essere vaccinate.

Fin qui la nuova constatazione di un incubo che si fa (dis)ordine delle cose. Da qui in avanti il sogno. Che l’Europa solidale, che sta riemergendo, riesca a condividere in modo rapido ed efficace coi Paesi poveri il surplus di dosi di vaccino acquistate. E soprattutto che gli Stati Uniti d’America di Joe Biden diano un segno al mondo, capovolgendo la politica trumpiana, lottando con efficacia contro il Covid in patria e all’estero e mettendo la propria immensa forza al servizio di questa causa. Un pianeta sicuro e giusto si costruisce anche così. Così si ridà orientamento allo sviluppo senz’anima delle società sazie e disperate del Nord del mondo. Società fragili come tutte, e solo se umane forti e salve.

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