venerdì 14 novembre 2008
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È curioso. Ieri, tutti d’accordo sul fatto che la tensione tra Usa e Russia non poteva portare a nulla di buono. Oggi, tutti perplessi sul fatto che tra i due giganti finalmente qualcosa si muova. E critici nel constatare che il nostro governo, fiutato il cambiamento, ha subito provato a mettersi con la poppa al vento, come se il compito suo non fosse proprio quello di esaltare e, in caso, difendere l’interesse della nazione.Ma proviamo ad andare per ordine. Che lo scudo spaziale piazzato in Polonia e Repubblica Ceca fosse, fin dalle origini, una provocazione verso la Russia, non è una fantasiosa interpretazione di Silvio Berlusconi. È la pura e semplice realtà. Non dobbiamo dimenticare che per anni l’amministrazione Bush lo ha descritto come un sistema d’arma destinato a proteggere Israele e l’Europa dalle ambizioni nucleari dell’Iran. Ai confini con la Russia, chiesto a gran voce dai Paesi ex satelliti di Mosca come garanzia dell’alleanza con gli Usa, gestito dalla Nato ma destinato a contrastare la minaccia iraniana, che non aveva senso contro l’Europa e poteva esercitarsi in mille altri modi contro Israele. Chi poteva crederci? In Russia, in ogni caso, nessuno. Anche perché nessuno, men che meno Washington, aveva mai provato a consultare e tranquillizzare la Russia, che pure è nel Quintetto che tratta con gli ayatollah il disarmo nucleare dell’Iran.Sulla tensione Usa-Russia, John McCain ha tentato qualche timida speculazione elettorale, e più maldestramente di lui Sarah Palin. Però ha vinto Obama, che nei giorni scorsi si è a lungo intrattenuto con Dmitrij Medvedev e ha fatto trapelare qualche perplessità sull’accordo raggiunto dalla Casa Bianca con il governo polacco. Il Cremlino ha tirato una logica, banale conclusione: forse Obama la pensa in altro modo da Bush. Quindi, perché accettare le proposte di un governo, quello appunto di Bush, che tra un mese e mezzo sparirà? L’intransigenza non c’entra, sarebbe stato da sciocchi fare il contrario.La stessa percezione l’ha avuta, con ogni evidenza, il governo italiano. Certo, nel Berlusconi che un mese prima dice che Bush passerà alla storia e un mese dopo definisce una «provocazione» una delle più clamorose iniziative della sua presidenza, c’è tutta l’italianità del nostro premier. Ma non v’è dubbio che la politica estera di Bush è morta e sepolta, che comincia una fase nuova e che l’Italia non può che mediare tra i due giganti, tenendo sia all’alleanza strategica con gli Usa sia alla partnership economica con la Russia, interlocutore decisivo nel settore dell’energia (gas e petrolio) e negli scambi commerciali (cresciuti del 25% tra 2006 e 2007), dove ormai l’Italia insidia il primo posto della Germania. Questo si chiama interesse nazionale ed è ciò per cui gli italiani si danno un governo.Si dice anche che i russi si sentano ora rafforzati. Inutile preoccuparsi, non c’è un solo russo che non consideri l’idea dello scudo spaziale una più o meno velata manovra ostile. Dovremmo invece salutare con soddisfazione l’apertura di un confronto tra Usa e Russia, come pure la decisione dell’Unione Europea di riprendere i negoziati strategici con Mosca. L’idea dello scudo, come altre dell’amministrazione Bush, era figlia di una teoria che considerava nulle le differenze geografiche e decisiva la potenza militare. L’Iraq e l’Afghanistan, il Caucaso, le difficoltà politiche dell’Ucraina che ha 1.600 chilometri di confine con la Russia, testimoniano ogni giorno del contrario. Le "zone d’influenza" sono morte e sepolte, le culture, le tradizioni, la storia e gli spazi vitali no. Tenerne conto non è solo politica, è saggezza.
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