Rogoredo: idee appelli e fatti nella lotta contro la droga
giovedì 6 giugno 2019

Gentile direttore,
leggo sul suo giornale con stupore e amarezza lo sfogo di don Chino Pezzoli in merito al “boschetto” di Rogoredo. I cui frequentatori, spesso povere vittime, di tutto hanno bisogno fuorché di polemiche strumentali. Nella lettera si evoca l’intervento del ministro Salvini. Ma di fatto Salvini sta già intervenendo, attraverso una delle autorevoli articolazioni dello Stato sul territorio: la Prefettura di Milano, impegnata in prima linea con il suo massimo rappresentante (il prefetto Renato Saccone) con un Tavolo di coordinamento che coinvolge le Forze dell’ordine, Regione Lombardia, l’Agenzia per la tutela della salute, il Comune di Milano. Ne sono derivati molteplici interventi legati da un lato alla gestione dell’ordine pubblico e della sicurezza e dall’altro a un piano di Welfare integrato che coinvolge le strutture socio-sanitarie regionali, la Croce Rossa Italiana e una pluralità di soggetti che operano nell’ambito del privato sociale. I risultati dei primi 96 giorni di attività sono assolutamente qualificanti: 9.089 contatti, 2.525 prestazioni sociali avviate (colloqui educativi sul rischio, procedure di orientamento e counseling), 2 interventi salvavita a seguito di overdose, 193 medicazioni semplici, 42 complesse, 27 persone inviate in ambulatorio o in pronto soccorso. Accanto a questo, gli operatori sociali hanno portato a termine un centinaio di “agganci”, indirizzando queste persone verso programmi di sollievo, recupero, servizi territoriali o in comunità. Nessuna delle istituzioni coinvolte è “rimasta a guardare”, l’urlo di dolore dei giovani in difficoltà è stato ben udito. Così come quello, stremato, dei residenti del quartiere. Don Chino, ogni giorno, riesce a strappare molti giovani dalle grinfie della dipendenza da stupefacenti. Un’opera meritevole, che apprezzo molto, contro il degrado morale e sociale. Tuttavia, affermare che «politica e forze dell’ordine» rimangono indifferenti rappresenta una distorsione della realtà. Tanto più che il progetto denominato “Rogoredo, l’unione fa la Forza” farà da vettore per altre iniziative analoghe in altrettante zone sensibili e delicate della Lombardia. Cordiali saluti.

Giulio Gallera Assessore al Welfare della Regione Lombardia

Don Chino Pezzoli chiama, risponde la Regione Lombardia. Merito alla Lombardia. Ringrazio, dunque, il gentile assessore Giulio Gallera. Ma, a mia volta, «con amarezza e stupore». E non certo per la cortese e dettagliata replica di Gallera a don Chino. Ma per altri silenzi. Ho dato spazio su “Avvenire” di ieri alla voce di un prete che da decenni vive e incarna la carità cristiana nella periferia feroce delle tossicodipendenze, e lo fa prima di tutto dalla parte delle vittime e accanto a chi – magistrati, funzionari pubblici e Forze dell’ordine – previene drammi e reprime gli sporchi affari delle mafie delle droghe e del mercato del sesso (che a traffico e spaccio è sempre collegato, con dirette e indirette catene di schiavitù). E don Chino non ha accusato di «indifferenza» le Forze dell’ordine o di inazione le Istituzioni locali. Ha chiesto – ecco il punto – un «saldo presidio» dell’area del boschetto di Rogoredo da parte di forze di polizia ed Esercito. E l’impiego straordinario di un Forza armata lo decide il Governo. La ricetta è forse opinabile, ma lecita e lontana a ogni calcolo. Buon lavoro a chi fa fatti e non propaganda.

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