domenica 22 luglio 2012
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Gentile direttore,
grazie per la volontà di seguire con tenacia e passione il dramma dei 'roghi tossici' nella fascia di territorio campano tra il Napoletano e il Casertano. Dramma su dramma, problema su problema in una terra ricca di cuore e di ingiustizie, purtroppo. Seguo da lontano queste vicende e mi chiedo come sia possibile il silenzio omertoso da parte delle istituzioni pubbliche, degli enti preposti ai controlli (sanitari e no), di sindaci, persino di magistrati e di tanti singoli cittadini. Mi hanno colpito gli articoli di don Maurizio Patriciello, le vostre coraggiose inchieste e le accorate lettere di denuncia dei cittadini di quelle terre. Se non si risolverà il problema dello smaltimento dei rifiuti tossici, e dei rifiuti in generale, in Italia non potremo mai considerarci una nazione 'civile' e, insieme, non riusciremo a risolvere, quello più subdolo e pericoloso della delinquenza a esso legato. Di ciò risentirà non solo la nostra salute (sono medico e conosco le patologie correlate all’inquinamento ambientale e personale), il nostro suolo (e quindi il cibo) e il nostro benessere psicofisico, ma anche la nostra economia. Perché le dico questo?
Perché nessuno, direttore, le ripeto, nessuno degli amici e conoscenti o delle persone che incontro in queste settimane, passerà le vacanze in Campania. Certo, la crisi economica è ancora forte anche qui al Nord e molti non andranno in vacanza. Ma chi ancora può andarci, io stessa, non andrà in quella regione pur conosciuta per la splendida natura, il mare, l’arte, la cultura e la gastronomia, ma che ora risalta in Italia solo per delinquenza, insicurezza, camorra.
Sento parlare di Puglia, Sicilia, Sardegna, tanta Grecia e ripresa della Calabria, ma la Campania è ferma al palo. Gli amministratori locali hanno a cuore il loro territorio, il loro turismo? E gli operatori turistici perché non si attivano per fermare questa deriva devastante? E i politici che fanno? Non so e non sappiamo che pensare, ma c’è un pezzo d’Italia che si ritrova di fatto a chiuderci la porta in faccia, per non far vedere, e ora far sentire, l’odore di sporco, di incuria, di abbandono, di ingiustizia dilagante contro i suoi stessi figli... E c’è un’altra parte d’Italia che si considera 'pulita' e che si gira dall’altra parte per non vedere. Lo scandalo dei roghi tossici ci dice che il problema è cronico, grave, complesso.
Proprio per questo la soluzione non può essere più rinviata. E necessita di audacia, volontà, giustizia. Ma concretamente che fare? Avvenire, e di questo la ringrazio, direttore, dà voce a chi è colpito da questo pericoloso inquinamento e si sente abbandonato dalle istituzioni, ma noi lettori? Andare in Campania in vacanza? Un azzardo o un gesto profetico? Acquistare i prodotti campani, soprattutto quelli prodotti da cooperative sociali che lavorano su terreni confiscati alla camorra? Sostenere progetti locali di sviluppo? Indignarci e scrivere lettere ai politici? Non so. Intanto lavoro, rifletto e... attendo una sua risposta.
Elisabetta Musitelli, Zogno (Bg)
 
Tutte e quattro le ipotesi che avanza, cara dottoressa Musitelli, sono cose giuste da fare.
Andare in vacanza in Campania, che è grande e bella e che – come raccontiamo ogni volta che possiamo su Avvenire – non è affatto solo camorra, e in tante sue zone dimostra che le buone pratiche civiche e l’impegno per la legalità non sono una chimera, anzi. Visitare la bellissima Napoli, soggiornare nelle famose isole che la fronteggiano, nel Salernitano, sulla Costiera Amalfitana, visitare la reggia di Caserta, Capua, riscoprire il Beneventano... Fare tutto questo non è un azzardo, e forse può essere idealmente vissuto come un 'gesto profetico', ma sono soprattutto certo che è una scelta intelligente. Acquistare prodotti campani di qualità e, soprattutto, quelli frutto del lavoro nelle terre liberate dai clan malavitosi è un’altra forma di generosità e di intelligenza: vale la pena due volte, così come sostenere le iniziative di quelli che né civilmente né economicamente si danno per vinti (ricordo a tutti che il Progetto Policoro, promosso dalla Cei con i fondi dell’8 per mille, dà punti di riferimento sicuri e coinvolgenti). Scrivere, infine, lettere ai politici? Perché no. Noi pubblicando reportage, inchieste, interviste, dati scientifici e testimonianze dei lettori anche questo stiamo facendo: stiamo scrivendo una lunga lettera dalle 'terre dei fuochi' e dal 'fronte delle ecomafie' a coloro che ci rappresentano e non possono limitarsi a fare solo retorica. Verba volant, scripta manent, almeno. E se non rispondono, giratele a noi. Così si saprà anche questo.
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