sabato 2 marzo 2019
Qualcuno ha detto, parlando degli adulti: «Siamo l’ultima generazione di figli che ha ubbidito ai propri genitori e la prima generazione di genitori che ubbidisce ai propri figli»...
I nostri ragazzi e la necessaria responsabilità degli adulti
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Caro direttore,
qualcuno ha detto, parlando degli adulti: «Siamo l’ultima generazione di figli che ha ubbidito ai propri genitori e la prima generazione di genitori che ubbidisce ai propri figli». La frase si potrebbe applicare, in generale, a tutti gli educatori: famiglia, scuola, agenzie formative. E anche a noi sacerdoti. C’è stato un progressivo declino nell’esercizio dell’autorità e del senso di responsabilità e – quel che è peggio – noi adulti abbiamo grosse difficoltà a recuperare autorevolezza. Le conseguenze? Insicurezza, frustrazione, rabbia e depressione: in alcuni casi non si dovrebbe parlare di 'emergenza' ma di un vero e proprio 'disastro educativo'.

Molti bambini stanno crescendo con un senso di prepotenza e di pretesa, despoti involontari e incolpevoli di adulti ricattabili da più o meno consapevoli sensi di colpa per le troppe assenze e divisioni. Tanti sono gli adolescenti che né in famiglia né a scuola hanno qualcuno con cui fare 'braccio di ferro' per allenarsi alle sfide della vita, facendosi così l’idea che non ci sono limiti ai propri desideri e che si può e si deve avere tutto e subito, senza quasi mai dare conto a nessuno.

Ben presto, però, si sentono sempre più soli e senza valore: se fai bene o fai male nessuno ti dice niente, e il messaggio che ti arriva è solo che 'non conti'. Molti di questi ragazzi, incupiti, solitari e annoiati dal 'ben-avere', diventano così incapaci di sognare e lottare per i propri sogni diventando sempre più incapaci di confrontarsi con il dolore che si portano dentro. Non avendo chi lo accoglie e gli offre un senso, compulsivamente vanno a 'sballarsi' per potersi sentire vivi, almeno per un po’, oppure diventano violenti e commettono atti anche lesivi degli altri, compresi i coetanei, dichiarando che l’hanno fatto 'per vincere la noia', e magari trovando più di un adulto pronto a minimizzare. Tante situazioni che, prese all’emergere dei primi segnali, si potrebbero affrontare e risolvere come sfide educative vengono considerate e affrontate come questioni di sicurezza e ordine pubblico.

Anche in contesti 'tranquilli' si chiede alle forze dell’ordine di fare quello che normalmente spetterebbe a genitori, insegnanti, catechista, sacerdote... In queste relazioni tra adulti e ragazzi spesso c’è poco 'scontro' sano, mentre emerge molta insana complicità – e non poche volte anche competizione –, con una conseguente confusione di ruoli, ulteriore frustrazione e tanto vuoto. Chiediamoci: cosa vedono i nostri ragazzi? Troppi adulti speculano sulla pelle dei più giovani anche con alcol e droga, senza lasciarsi scalfire da alcuno scrupolo, per tacere di chi siede in Parlamento e consente di portare avanti le 'bische di Stato'. Lascia stupiti il fatto che tanti adulti nel mondo dello spettacolo, della musica, dello sport, del divertimento sembrano non fermarsi a riflettere se il loro influsso è per aiutare i ragazzi a crescere o per farli imbarbarire.

Fanno paura i tanti che approfittano delle fragilità dei ragazzi per assecondare sfrenate ambizioni di potere, o chi fa sesso con giovani che potrebbero essere loro figlie e figli. Mi sento chiamato in causa come uomo e come prete al pensiero che tra questi adulti ci sono anche tanti che si dicono cristiani, come il fatto che anche noi consacrati non facciamo sufficiente autocritica sulle responsabilità nostre e delle nostre comunità. Mi preoccupa che dopo l’emozione per l’ennesimo episodio drammatico – penso a quanto è accaduto nella discoteca di Corinaldo – non vi sia una presa di coscienza personale e collettiva, andando alla radice dei problemi e non limitandosi a curare i sintomi.

Un’analisi troppo pessimista? Per cultura, educazione e spiritualità credo di avere gli occhi abbastanza aperti per cogliere tanti segnali belli, incoraggianti e positivi, ma di proposito ho voluto mettere il dito su alcune piaghe, senza voler pronunciare sentenze, ma con l’intento di contribuire a una sincera autocritica da adulto con adulti. Nessuno di noi dispone di ricette, tutti però possiamo interrogarci su come essere adulti responsabili e autorevoli che sanno imparare anche dagli errori. Insieme, con l’aiuto di Dio, possiamo farcela: se vogliamo veramente bene ai nostri ragazzi, un po’ per volta impareremo come voler loro bene di più e meglio. A quel gran santo che fu Alfonso de’ Liguori si attribuisce una frase che mi scuote sempre: «La responsabilità è dei responsabili ».

Sacerdote e psicologo

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