Riscatto agevolato della laurea: un'ingiustizia da sanare subito
venerdì 18 giugno 2021

Gentile direttore,
ho apprezzato i recenti preziosi articoli sul riscatto agevolato di laurea (Decreto n.4/2019 e successive circolari Inps). Un riscatto sbandierato come un istituto che permette di «valorizzare ai fini pensionistici il periodo del proprio corso di studi». Quando poi ci si addentra nelle norme si scopre che, in alcuni casi importanti, l’enunciato rimane solo una teoria. In particolare per chi ha dovuto lavorare o dovrà andare a lavorare all’estero. Il sistema attualmente in uso in Inps non permette di inserire i dati e quindi di accedere al riscatto nel caso di lavoratore italiano con versamenti contributivi eseguiti solo all’estero. Ciò inspiegabilmente anche in quegli Stati (Francia, Spagna...) che hanno il reciproco riconoscimento dei contributi previdenziali versati ai fini pensionistici. Inserendo infatti il nome del lavoratore che non ha versato contributi in Italia, il sistema devia direttamente ed esclusivamente nella sezione riscatto di laurea per 'inoccupati'. È una chiara anomalia - discutibile anche sotto il profilo del diritto, riscontrata anche dal Patronato Acli di Padova al quale mi sono rivolto per il riscatto della laurea di mio figlio che lavora all’estero - il fatto che nell’Unione Europea siano riconosciuti i contributi tra le nazioni a fini pensionistici, ma in Italia non quelli per il riscatto di laurea. Tanto più che, accettando da parte del riscattante il calcolo della pensione col solo sistema contributivo, lo Stato Italiano ne trarrebbe un vantaggio sia in termini di pensione da erogare che di raccolta contributi. Per il momento esiste purtroppo solo la possibilità di riscatto se il lavoratore dipendente ha effettuato in Italia almeno un versamento settimanale, o un versamento mensile se si tratta di lavoratore autonomo. Alcuni funzionari Inps ai quali ho chiesto lumi hanno risposto (solo a voce) che spesso chi scrive le norme non ha mai visto una pratica di riscatto… Sembra infatti che la regola dell’«almeno un versamento in Italia » sia dettata dal non voler modificare il sistema identificativo piuttosto che doverlo modificare per garantire un diritto. Ai giovani già penalizzati dal doversi recare all’estero per trovare un lavoro dignitoso, si dovrebbe garantire il diritto del riscatto degli anni di laurea come a quelli che più fortunatamente lavorano in Italia. Capisco che il problema non è di quelli da prima pagina, ma penso sia emblematico e riveli una superficialità e inadeguatezza che sarebbe saggio superare.

Leandro Belluco Monselice (Pd)

Sono del tutto d’accordo con lei, gentile amico. E, come lei, credo che coloro che – in Parlamento, nelle sedi ministeriali competenti e all’Inps – hanno la possibilità di riparare a questo torto nei confronti di cittadini- lavoratori italiani ed europei dovrebbero adoperarsi per farlo rapidamente.

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