sabato 22 agosto 2015
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Il festival del pallone italiano, la Serie A riparte. Un po’ prima del solito, causa Europei del 2016 (con Antonio Conte ct o senza? Questo è il dilemma). Si ricomincia con il sabato del villaggio globale: tanto calcio spezzatino da trangugiare standosene comodamente – o tristemente – seduti davanti alla tv. Negli ultimi dieci anni il pubblico da stadio è sceso del 22%. Risalirà quest’anno? L’esperto di turno ha già pronto il tormentone stagionale: «Servono impianti più sicuri e confortevoli per riportare le famiglie allo stadio».  Palla al centro, si riparte. Anche se nella girandola di tornei estivi, intitolati alla memoria di birre, telefonini e accessori vari, la sensazione è che la palla non si sia fermata un solo istante. E, come prima più di prima, ci ritroviamo in casa un legione straniera ampliata e corretta (forse). Chiediamo perciò ai signori del Palazzo di non ammorbarci più con appelli retorici, patetici, tipo: «Diamo più spazio ai giovani italiani». La passata stagione su 533 calciatori di Serie A, 317 erano stranieri. Dalla Macedonia alla Finlandia, passando per Serbia e Montenegro di nuovi ne sono arrivati già più di cinquanta, così ora lo stranierificio potrebbe toccare la quota record del 60% dell’intera popolazione della massima serie. Alla faccia della recessione e della preoccupante crisi economica, alla faccia degli assurdi virus della xenofobia inoculati anche in dosi d’urto nei dibattiti estivi, i nostri club hanno investito come non hanno mai fatto negli ultimi sette anni: oltre 250 milioni di euro. Soldi per lo più impegnati in una quasi compulsiva “caccia” ai piedi esotici. Ora non si tratta di essere pro o contro l’esterofilia calcistica, il problema è che molti di questi giocatori sono di qualità inferiore ai nostri benedetti ragazzi italiani (cioè nati o formatisi nel Bel Paese), i quali non solo trovano sempre meno spazi di impiego in Serie A, ma fanno anche più fatica (essendo cresciuti nei nostri pregiati e tradizionali vivai) a piazzarsi all’estero.  Risultato? La Nazionale di Conte se si toglie la vecchia guardia (Buffon, De Rossi, Pirlo – esule dorato negli Usa) non ha più talenti di fama internazionale. L’Under 21 ha perso il pass per le Olimpiadi di Rio 2016. Ai retori di Palazzo, ai procuratori d’assalto e agli statistici impeni-tenti, ricordiamo che l’anno precedente alla vittoria della Nazionale di Lippi al Mondiale del 2006, dei 558 tesserati della Serie A, gli importati erano “solo” 160. La risposta a tanti dei mali del nostra Repubblica fondata sul pallone secondo noi sta tutta in quella proporzione, più “umana” e razionale, e per questo dimenticata.
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