Ridare al suo tempo una generazione
martedì 20 aprile 2021

Caro direttore,

l’emergenza sanitaria ha scatenato a cascata tante crisi diverse che hanno stravolto la vita delle persone. Non a caso si parla di epidemie nell’epidemia: frammenti di inquietudine, dolore e smarrimento collettivo che si sono manifestati in modo diverso e hanno colpito ogni generazione. I più giovani stanno vivendo sulla loro pelle un dramma di cui è difficile individuare i contorni e valutare l’impatto. Ne ha offerto un’analisi lucida su questo giornale il professor Lamberto Maffei. L’assenza della scuola in presenza, la brusca interruzione delle relazioni sociali, la perdita dei punti di riferimento, il lungo periodo di isolamento hanno prodotto un aumento del disagio e delle fragilità. I centri territoriali di neuropsichiatria lanciano l’allarme, non riuscendo più a far fronte alle richieste di aiuto. I numeri della crisi sono davanti ai nostri occhi in tutta la loro brutalità a ricordarci che la politica e le istituzioni hanno il dovere morale e la responsabilità sociale di far diventare questa emergenza una priorità nazionale. I ragazzi non hanno paura del futuro perché è il loro orizzonte naturale, ma quest’anno ha interrotto la linea evolutiva che li proietta verso il domani, privandoli delle normali relazioni e di quei riti di passaggio che costituiscono l’intelaiatura della loro vita da adolescenti. Se alcuni hanno avuto la forza di reagire all’isolamento, altri ne sono stati sopraffatti; per molti il mondo si è fermato, costringendoli in un lockdown emotivo senza precedenti. Le ricerche che stanno indagando questo fenomeno, i dati che provengono dagli ospedali e le strutture territoriali, ci dicono che sono aumentati i disturbi di ansia e del sonno, l’irritabilità, lo stress, i disturbi dell’alimentazione e del linguaggio, il confinamento nelle proprie camere, fino arrivare a casi estremi di autolesionismo. E, contestualmente, sono cresciute le richieste di intervento dei servizi territoriali o della autorità a causa di un significativo incremento degli abusi fisici o psicologici. Ma, come se non bastasse, è aumentato il numero dei Neet, giovani non impegnati in percorsi di studio, formazione o lavoro che, già prima della pandemia, rappresentavano un’emergenza sociale ed educativa.

Dobbiamo mettere al centro la problematica relazionale ed emotiva, quel male dell’anima che sta letteralmente divorando la vita di tanti adolescenti. L’emergenza sanitaria ha ampliato le disuguaglianze; è aumentato il numero degli abbandoni scolastici e si è allargata la voragine tra chi avrà un’occasione e chi non ce l’avrà.

La priorità è far ripartire la didattica in presenza nel massimo della sicurezza per restituire ai ragazzi il normale processo di apprendimento e relazionale, ma anche stanziare risorse per aiutare le famiglie a pagare un sostegno psicologico per figli e rafforzare le reti territoriali per la prevenzione dei rischi connessi al disagio.

Abbiamo voluto dare un primo segnale proprio in questa direzione con un emendamento a mia prima firma al Decreto Sostegni che prevede l’istituzione di un fondo per il 2021 per aiutare i genitori a sostenere i costi per il sostegno psicologico dei ragazzi. Parliamo di famiglie con redditi che, in un tempo come questo, hanno più difficoltà ad accedere a tali servizi. È un tema molto condiviso e sentito e sono convinta che nei prossimi mesi si dovrà lavorare, non solo per aumentare la dotazione del fondo, ma anche per rafforzare un sistema pubblico territoriale di sostegno delle fragilità che sollevi le famiglie da situazioni difficili e le accompagni nei mesi che verranno. Contestualmente, andranno coinvolte e messe in rete tutte le agenzie educative del territorio per garantire l’affiancamento a genitori e, soprattutto, agli insegnanti, spesso anche loro spaesati di fronte a questi cambiamenti. Penso, per esempio, al potenziamento del Protocollo d’intesa tra il Ministero dell’Istruzione e l’Ordine degli psicologi che ha l’obiettivo di fornire supporto e assistenza a studenti e docenti e dare strumenti per prevenire l’insorgere di forme di disagio o malessere. Ma anche al rafforzamento sui territori dei Centri di aggregazione giovanile che, insieme alle altre agenzie, hanno il compito di prevenire e cogliere prima le forme di disagio. E devono essere interventi tempestivi perché con il passare del tempo, la complessità e il dolore delle ferite aumenta, rendendo più difficile ogni intervento riparativo, curativo e preventivo.

Prevenire e accompagnare il dolore e la fragilità sono gli strumenti migliori che abbiamo a disposizione. Serve uno sforzo collettivo che si fondi sulla responsabilità e la comprensione profonda di ciò che sta accadendo perché noi non sappiamo veramente cosa stanno vivendo i nostri figli. Abbiamo bisogno di un paziente, gentile, accurato lavoro di ascolto per restituire a una generazione il suo tempo.

Insegnante, presidente del gruppo Pd al Senato

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