lunedì 10 novembre 2014
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Gentile direttore,l’ho seguita, a metà ottobre, durante la conduzione del programma "Prima Pagina" su Radio3 e sono stata piacevolmente colpita da una sua affermazione relativa alla utilità sociale e formativa di reintrodurre una qualche forma di servizio civile per i nostri giovani. È un tema che mi sta moltissimo a cuore, come potrà vedere dalla petizione online che allego, petizione da me promossa a giugno per caldeggiare un intervento in questo senso del presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Ho raccolto 345 firme e l’ho naturalmente mandata per posta elettronica al Governo, ma ho piacere che anche lei, Direttore, ne venga a conoscenza. Magari troverà il modo per dare ulteriore eco alla cosa. Ecco il testo della petizione: «La fine del servizio di leva e con essa dell’alternativa del servizio civile ha creato in molti e soprattutto tra i disabili gravi problemi di assistenza giornaliera. La vecchia modalità di servizio civile non è stata del tutto sostituita dalla forma odierna considerata da molti come una mera occasione di lavoro e che comunque, per le attuali difficoltà economiche, viene attuata a ranghi sempre più ridotti. Il ritorno al servizio civile su scala nazionale, per i ragazzi alla fine del percorso scolastico, è un segno di speranza per le tante persone in difficoltà, che potrebbero contare sull’aiuto generoso di tanti giovani, se opportunamente stimolati anche fornendo crediti realmente spendibili nell’università e nel mondo del lavoro. Un periodo di alcuni mesi di servizio nell’assistenza ai disabili, nella tutela del patrimonio artistico ed ambientale del nostro Paese, se ben gestito, sarebbe un momento fondamentale di formazione delle nuove generazioni». La saluto con l’augurio che questo progetto diventi realtà. Carla Virdis, LivornoAccetto volentieri il suo invito, gentile signora Virdis. I lettori di "Avvenire" sanno che sono favorevole, da tempo, all’idea di un rilancio su ampia scala del servizio civile nazionale per motivazioni e con modalità simili a quelle tratteggiate nella sua petizione e in diverse altre proposte. A mia volta, naturalmente, so bene quante e quali difficoltà segnino questa strada, a cominciare dal timore di parlamentari e governanti di "scontentare" i giovani (che sono anche elettori) con l’imposizione di un "onere" che è stato sostanzialmente abolito a metà del decennio scorso. Il primo gennaio 2015 saranno, infatti, dieci anni esatti dall’entrata in vigore della cosiddetta legge Martino (la 226/2004) che sospese la leva militare obbligatoria e il servizio civile alternativo per gli obiettori di coscienza. Ho pensato sin dall’inizio che si sia commesso un errore. Alla cittadinanza corrispondono diritti e doveri, e in Italia con quella scelta abbiamo rinunciato totalmente a dare a ogni giovane cittadino la dimostrazione pratica di questa verità e a fornirgli un’occasione concretamente formativa, chiamandolo all’inizio del suo percorso da adulto a mettere al servizio della comunità di cui è parte un sia pur limitato tempo della propria vita. Potremmo e dovremmo correggere l’errore. E prima lo facciamo, meglio sarà. Tra l’altro, sono convinto che i giovani italiani siano molto più aperti a un simile generoso e civilissimo impegno di quanto molti oggi credano. Tant’è che non pochi di loro, ancora oggi, trovano ugualmente la via per rendersi utili in Italia e all’estero. Siamo, come ho ricordato, ormai prossimi a un anniversario tondo. Beh, questo decennale può davvero offrire l’occasione per un approfondito bilancio e per un saggio recupero del valore di un servizio civile universale al quale chiamare, anche solo per pochi mesi, ogni giovane cittadino e ogni giovane cittadina. Una utile e bella scuola di civismo e di solidarietà, ancora più importante in un tempo in cui il nostro Paese si sta arricchendo di "nuovi italiani", venuti da altri Paesi e da altre culture a vivere e lavorare con noi.
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