lunedì 3 ottobre 2011
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Gentile direttore,
ai tempi dell’inchiesta Mani Pulite io, come la maggior parte degli italiani, plaudimmo. Finalmente la giustizia faceva il suo ingresso fra gli intoccabili: i politici. Ci sentimmo un poco più italiani, perché la giustizia era uguale per tutti. Quella storica pulizia sembrò nettare le mani della politica e porre le basi di un Paese più civile. Io personalmente non feci caso al fatto che non tutte le mani sporche erano state lavate, e che il secondo partito italiano, il Partito comunista era stato appena lambito dall’inchiesta, e ne era stato fatto uscire senza troppo clamore; il "compagno Greganti" non parlò e non si insistette più di tanto. L’odierna atmosfera politica sembrerebbe riecheggiare quella di venti anni fa. Un presidente del Consiglio al centro di molteplici inchieste giudiziarie che promettono di infilzarlo come un pollo. Intorno, i media legati alla sinistra che ne gridano le nefandezze. Mancano solo le monetine di craxiana memoria. C’è tuttavia qualche differenza: allora si trattava della sottrazione di fondi pubblici per uso personale e dei partiti, oggi la giustizia cerca di guardare soprattutto nel buco della serratura di un uomo politico per metterne alla berlina le deprecabili umane debolezze. Questa operazione che dovrebbe avere lo scopo di pretendere una maggiore moralità personale da parte dei politici, che dovrebbero essere di esempio per tutta la popolazione, ha, a mio parere, una debolezza di fondo. La platea di accusatori che lanciano invettive moralizzatrici è costituita fondamentalmente da individui che hanno combattuto e vinto per introdurre l’aborto e il divorzio in Italia, che attaccano continuamente la famiglia tradizionale, che plaudono a una vita sessuale senza condizionamenti e obblighi di responsabilità. Sono gli stessi che venti anni fa restarono fuori da Mani Pulite. In tutto ciò si tenta di arruolare la Chiesa cattolica, per altro in altri contesti continuamente dileggiata e accusata di interferenze, nel tentativo di pubblica lapidazione. Bisognerebbe ricordare a costoro, gentile direttore, che i governi, in democrazia, li eleggono i cittadini tramite elezioni. Cordiali saluti.
Giuseppe Cacioppo, Sciacca (Ag)
Già fatto, gentile signor Cacioppo. Già richiamata più volte quella straordinaria ovvietà – forse per tanti non più tale, nonostante proclami retorici e libretti sventolati ai riflettori – che è l’esistenza e la piena vigenza, in Italia, di una legge fondamentale che si chiama Costituzione della Repubblica. Già ricordato, gentile lettore, che i governi dipendono dal voto del Parlamento, legittimato a esercitare questo potere dal popolo che lo ha eletto (male purtroppo, viste e considerate le attuali regole, ma pur sempre in modo democratico). Già invocato a più riprese, caro amico lettore, il ritorno a un pieno rispetto di ogni ruolo e potere pubblico (anche da parte di chi lo riveste...) nonché dell’essenziale equilibrio tra quegli stessi poteri. E, prendendo spunto dalle pacate e ferme riflessioni del cardinal Bagnasco, abbiamo già avvertito sulle nostre pagine – mi permetta un’autocitazione – che «chi vive da cattolico» e vede ciò che è accaduto, e che ancora sta accadendo in un teatro della politica che mescola pubblico e privato, ne è certamente «indignato» e messo in allerta, senza con ciò essere «rassegnato (o anche solo disposto) ad accodarsi agli acuti del moralismo amorale o ai cori a bocca chiusa del non è successo niente». Quanto alla pretesa di "usare" la Chiesa, so che è antica come la politica e che – nella nostra Italia – si è persino accentuata nell’era dello spettacolo mediatico della politica. Ma so anche che la Chiesa non si fa usare. «Forse che davvero è mancata in questi anni la voce responsabile del Magistero ecclesiale che chiedeva e chiede orizzonti di vita buona, libera dal pansessualismo e dal relativismo amorale?», ha scandito lunedì sera il cardinale presidente della Conferenza episcopale. E venerdì il vescovo segretario generale della Cei lo ha chiarito in modo definitivo. Qualcuno ha finto – e ancora finge – di non sentire e, comunque, non vuol capire. Ma i nostri vescovi – per amore di verità e della persona umana – parlano chiaro. Sia quando segnalano le ferite inferte al comune sentire sia quando danno voce ai concreti problemi e alle pressanti attese della gente. Il vangelo di Cristo e i valori fondamentali della civiltà umana – quelli su cui, come diciamo noi cattolici, «non si negozia» e che ci accomunano anche a tanti che cattolici non sono (o non si sentono in senso pieno) – aiutano più che mai a leggere la realtà presente e spingono a lavorare per un futuro diverso e migliore. Una spinta sana a «purificare l’aria». Che rischia di essere frustrata come avvenne – lei lo fa capire – al tempo di Mani Pulite? Vedremo. Ormai da mesi e mesi, sento e registro una voglia di impegno e di partecipazione "dal basso" assai forti, sento e registro – dopo il tempo dei conflitti d’interesse di ogni tipo e del conflitto permanente tipico del bipolarismo furioso – la ripresa di una idealità generosa e pulita e l’attesa anzi la "pretesa" di una politica fatta all’insegna di uno stile che quand’ero ragazzo era indicato a modello: la gratuità. Tutto questo mi riporta a una verità elementare: la storia non si ripete, ma qualche volta ci restituisce in forme nuove ciò che era buono e che sembrava perso. E questo, gentile signor Cacioppo, mi dà speranza.
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