Quello che le donne non tacciono più
sabato 26 novembre 2016

Vendetta, sublime vendetta. A doversi nascondere per la vergogna ieri sono stati i web-molestatori. Che spesso lanciano insulti violentissimi sulla pagina Facebook di una donna, e poi continuano la loro vita indisturbati, accanto a mogli, sorelle, madri, amiche e colleghe forse ignare di che tipo di uomo hanno al loro fianco. Nella Giornata contro la violenza alle donne, Laura Boldrini li ha svergognati, rilanciando alcuni commenti, quasi tutti a sfondo sessuale, arrivati nell’ultimo mese al suo profilo sul social network.

«Ho deciso di farlo perché chi si esprime in modo così squallido e sconcio deve essere noto e deve assumersene la responsabilità». Insomma, guardiamoli in faccia, questi vigliacchi digitali, e diciamo loro chiaramente: non siamo noi donne a doverci vergognare o giustificare per la violenza verbale che esprimete, ma voi. Alcuni in serata avevano cancellato il loro account, si spera rossi di vergogna, altri agivano già sotto falsa identità, dunque protetti da un anonimato che fa da scudo vigliacco agli istinti più brutali.

Per una donna però non è sufficiente 'bannare', cioè eliminare i molestatori e i loro commenti dal proprio orizzonte social – peraltro questa è l’unica difesa suggerita da Facebook – perché comunque le parole sono circolate, hanno colpito, hanno ferito, hanno vilipeso. Ed è doppiamente ingiusto esiliarsi dai social media, come fanno molte per mettersi al riparo, diventando però doppiamente vittime. Anziché cancellare, escludere o autoescludersi, sembra suggerire la presidente della Camera, si esibisca la violenza subita, la si rovesci contro chi l’ha compiuta, affinché il mondo o perlomeno una porzione di mondo lo guardi in faccia e lo giudichi. Il silenzio, insomma, non è mai abbastanza, premere il tasto «cancella» nemmeno e forse l’hanno capito anche i capi di Facebook e Twitter, che ieri dopo la provocazione hanno chiesto un incontro alla nostra rappresentante istituzionale.

Il silenzio non è abbastanza per l’odio sessista in rete – a tutt’oggi il 63% degli insulti sui social, secondo l’Osservatorio italiano sui diritti, è rivolto alle donne – non lo è a maggior ragione per le minacce e la violenza fisica. Se qualcosa cambierà, sarà anche perché non saranno più equivocati pseudo-amori malsani e possessivi né sottovalutati i segnali di pericolo. Tolleranza zero. A partire da Facebook. Perché le donne, come ha twittato il Papa – ecco un uso sublime delle reti sociali – non devono essere «sopraffatte» dal «dramma della violenza». Il Signore «le vuole libere e in piena dignità».

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