giovedì 17 giugno 2010
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Caro direttore, le scrivo perché, in coscienza, ritengo non sia più possibile stare  zitti e subire; anzi, faccio appello agli altri lettori... Sono una cittadina milanese, una qualsiasi donna (moglie, madre) di questa città che si ritrova sbattuta in faccia l’immagine del degrado morale nel quale Milano sta continuamente e inesorabilmente sprofondando. In tutti gli angoli della città e in tutti i formati possibili, campeggiano cartelloni pubblicitari che definire di pessimo gusto è poco e che definire da guardoni è adeguato. Mi riferisco alla pubblicità di un produttore di cibo per cani e per gatti che, incredibilmente e con il permesso del Comune, ritiene che siamo tutti animali e in quanto tali non dotati della dignità di persone né di quell’elementare senso del pudore che, a differenza degli animali, guarda caso noi esseri umani istintivamente possediamo. L’immagine, sfacciata e lasciva, di donne e uomini quasi nudi con il viso coperto da maschere di animali è sotto gli occhi di bambini, adolescenti, adulti psichicamente fragili e gente normale che ha la nausea di natiche e seni esibiti in tutte le salse. Personalmente mi vergogno di abitare in una città che consente a questi signori, purché sborsino un bel po’ di quattrini, di far violenza a chi, non abituato a comprare riviste pornografiche, voglia girare sereno per le strade della propria città. Se i promotori di questa campagna vogliono considerarsi alla stregua dei loro utenti (magari dotati di codino arrotolato) facciano pure: ma non ci tolgano la libertà di considerarci persone. Gente normale di Milano, sveglia!!!

Claudia M., Milano

Sono completamente d’accordo con lei, gentile signora Claudia. E devo dire di sentirmi offeso e preso in giro non solo da chi premedita campagne pubblicitarie come quella che lei descrive, ma anche e soprattutto da chi ha potere di governo amministrativo e consente che una tale "violenza" – anche su questo, cara amica, ha perfettamente ragione – si consumi sui muri di Milano e di tante altre nostre città. Gridi pure chi vuole alla "censura", l’unico scandalo – qui – è la sconcia pretesa di gabellare la pornografia per espressione di libertà.
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