sabato 10 novembre 2012
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Dovrebbe essere ormai chiaro a tutti noi italiani, e soprattutto a tutti coloro che si candidano a governarci, che la questione più urgente è liberare il Paese del macigno del debito pubblico che blocca la strada della ri­nascita. E, assieme, ridurre finalmente una pressione fiscale troppo elevata che tramor­tisce i cittadini onesti, e la domanda interna. Una via sensata e praticabile – l’abbiamo già scritto – passa attraverso un nuovo Patto Fi­scale con gli italiani. L’idea di riferimento è quella di raggiungere l’o­biettivo di un’evasione zero, o quasi, vincolan­do tutti i proventi derivanti dal recupero delle somme evase, circa 250 miliardi l’anno, alla ri­duzione della pressione fiscale.
La meta è tec­nicamente raggiungibile – secondo una ri­cetta che abbiamo articolato in questa stessa pagina – combinando una riduzione pro­gressiva della soglia del contante e uno spo­stamento di parte dell’Iva su una tassa sui pre­lievi al Bancomat. Utilizzando poi la parte di Iva residua in modo selettivo per premiare le filiere socialmente e ambientalmente re­sponsabili e penalizzando in questo modo chi delocalizza con il solo obiettivo di aggirare le regole della sostenibilità ambientale. Con il contante quasi 'fuori gioco' queste misure renderebbero possibile tassare il sommerso, l’illegale e dare scacco all’evasione. La teoria americana dell’ expressive law ci ri­corda che non esiste decisione politica e nor­ma legale che possano avere successo se non in armonia con le norme morali e sociali di u­na collettività. È sulle norme morali e sociali dunque che dobbiamo lavorare in parallelo per raggiungere il traguardo. Lanciando una campagna che unisca società civile e forze po­litiche e crei il necessario consenso attorno a questo obiettivo.
Data la situazione di emer­genza che ancora viviamo possiamo e dob­biamo essere ambiziosi. Se l’opinione pub­blica si mobilita, l’Italia da uno dei Paesi nel­le retrovie della classifica della legalità fiscale può trasformarsi in un Paese leader del cam­biamento. E le ragioni per una mobilitazione che 'scaldi i cuori' ci sono tutte. Nel nuovo Patto Fiscale con gli italiani sono in gioco l’ideale dell’equità e quello dell’«altrui­smo intertemporale», più la saggezza e la pru­denza nel liberare gli italiani da una pressio­ne fiscale eccessiva. 
L’«altruismo intertem­porale », con l’equità, è un ideale che non so­lo risponde a criteri elementari di saggezza, ma ha radici bibliche. Giuseppe interpreta il sogno del Faraone delle sette vacche magre e delle sette vacche grasse 'predicendo' i sette anni di abbondanza e i sette di carestia e de­finendo la strategia opportuna di risparmio e accantonamento di parte del raccolto di gra­no dei primi sette anni per fronteggiare la ca­restia dei sette anni successivi. Un ostacolo chiave sino ad oggi nella politica di contenimento del debito è stata l’insanabi­le contraddizione tra il rigore politicamente im­produttivo e la demagogia elettorale di forze politiche che puntano al consenso costi, ap­punto, quel che costi.
Un merito dell’idea che abbiamo abbozzata di Patto Fiscale è di poter riuscire superare tale contraddizione. È infatti un’idea orientata al rigore, ma è allo stesso tem­po politicamente praticabile perché la sua rea­lizzazione avvantaggerebbe tutti i cittadini che le tasse le pagano. Cioè i soggetti che meritano di essere 'premiati'. Ci sono molti dettagli su cui le forze politiche e la società civile possono e devono discutere per rendere davvero concreta una simile pro­posta.
Per far sì che il Patto Fiscale sia vera­mente progressivo, bisogna tener conto degli incapienti, attraverso il meccanismo della ne­gative income tax, bisogna domandarsi se e co­me le disposizioni concrete sono in grado di contrastare l’evasione che avviene attraverso il trasferimento di risorse all’estero e, infine, bi­sogna evitare che i guadagni del sistema ban­cario – che sicuramente beneficerebbe dal pas­saggio alle transazioni elettroniche – non sia­no destinati a diventare eccessivi. Al di là dei dettagli da definire, ciò che conta è che sarebbe essenziale costruire un consenso – magari multipartisan, come è emerso in au­torevoli dichiarazioni e valutazioni già raccol­te da questo giornale – delle principali forze politiche attorno a tale obiettivo. Il solo rag­giungimento di questo risultato preliminare potrebbe avere effetti benefici anticipati sulle dinamiche dei mercati finanziari favorendone la sua stessa realizzazione futura.
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