venerdì 8 gennaio 2016
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Non sarà facile dimenticare l’anno che ci siamo appena lasciati alle spalle. E non per i tanti avvenimenti che pure hanno avuto un peso specifico importante, come gli attentati del Daesh o gli sbarchi di rifugiati e migranti sulle coste della sponda Nord del Mediterraneo. La distanza con cui, con il passare del tempo, guarderemo al 2015 non potrà non portarci a considerare come assolutamente preminenti due eventi decisamente inediti rispetto agli altri, magari eclatanti ma tutto sommato più consueti: l’Expo di Milano e l’avvio del Giubileo della Misericordia.  L’Esposizione universale, i cui preparativi si sono svolti dapprima in sordina e poi con l’accompagnamento funesto di scandali e ritardi, si è rivelata alla fine un evento di straordinaria importanza, e non tanto e non solo per la riuscita organizzativa e il numero dei visitatori accorsi, quanto soprattutto per alcuni dei contenuti veicolati dall’Italia al mondo intero. Già il titolo - «Nutrire il pianeta, energia per la vita» - e l’impostazione iniziale mostravano l’intenzione decisa di richiamare l’attenzione su di una questione vitale, quella delle risorse, in particolare quelle alimentari, e della loro utilizzazione per il bene di tutti. Un tema che riecheggia nella Enciclica papale Laudato si’, anch’essa del 2015. Ma soprattutto l’Expo ha rappresentato un momento cruciale per molti, dalle Regioni alle associazioni della società civile ai soggetti economici, per riflettere sul futuro dell’economia in connessione con i temi della qualità della vita e del benessere dell’umanità. Un polo tematico e concettuale di sviluppo, di cui l’Italia può fieramente considerarsi un portavoce privilegiato, per il suo ruolo centrale nelle nuove forme di economia e socialità legate all’«estetica dell’esistenza», come qualcuno ha detto, e come ben evidenziato anche dal nuovo indice statistico di misurazione dello sviluppo, il Bes (benessere equo e sostenibile) del quale su questo giornale si è scritto molto e in modo assai approfondito.  L’Expo ha anche costituito il luogo e il momento nel quale esporre le 'eccellenze' di cluster regionali che puntano a iniziative legate alla qualità della vita e di progetti integrati di ibridazione tra economia e sociale che vanno nella direzione di un approccio olistico. Il Giubileo inaugurato a fine anno, per altro verso, costituisce una assoluta novità nello scenario religioso e sociale, sia per il tema scelto che per le modalità con cui intende richiamare l’attenzione su di esso. In un’epoca nella quale per molti aspetti sembra che la misericordia non costituisca in alcun modo un valore condiviso, come non sembrano esserlo neanche l’accoglienza e la solidarietà, papa Francesco ha voluto indicare l’esistenza di una parte sana della società mondiale, che crede nella compassione per il male altrui, nel cambiamento di sé e del proprio stile di vita e nella forza della solidarietà, e lo ha fatto proprio a partire dai luoghi nei quali le sofferenze patite sono maggiori e la pietà incontra le sfide più importanti.  Il Giubileo della Misericordia mostra, già a partire dalle sue prime mosse, la potenza implicita in un messaggio che tende a scardinare tanti falsi valori, che imperano nella parte più appariscente della modernità sociale, nella quale la misericordia non è una virtù, per portare alla luce il bene che pure esiste, anche se opera in maniera meno evidente e quasi sotto traccia. Un contributo esemplare questo, come per altri versi quello dato dall’Expo, alla azione di rottura degli stereotipi disumanizzanti, e alla illuminazione e promozione delle aree apparentemente residuali della convivenza, che le conferiscono, però, uno spessore di umanità più profonda, ricca e densa di prospettive per il futuro del pianeta, delle comunità di vita e soprattutto delle nuove generazioni.
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