venerdì 4 agosto 2023
Spiagge, montagne, colline: che cosa significa davvero transizione ecologica e come abitarla. Qualche esempio concreto
Turisti sulle Alpi in questi giorni

Turisti sulle Alpi in questi giorni - Ansa

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Siamo talmente bombardati dalla pubblicità di chi esalta il valore dei beni privati per venderceli e convincerci che non possiamo farne a meno, che non riusciamo a capire che la grandissima parte della ricchezza di cui possiamo godere è fatta di beni comuni e beni pubblici.

Facciamo qualche esempio. In questi giorni spero siamo in molti in vacanza, chi al mare, chi in collina, chi in montagna, su una bellissima spiaggia davanti ad un mare spettacolare, in uno dei suggestivi paesaggi collinari del nostro Paese, di fronte alla bellezza delle Dolomiti. Siamo in tenda, in camper, in una stanza di albergo o in una seconda casa di nostra proprietà. In qualunque di queste condizioni ci troviamo proviamo a riflettere sulla quota che il nostro piccolo bene di proprietà (temporanea o permanente) rappresenta in proporzione all’enorme ricchezza di cui possiamo godere. La grandissima parte di questa ricchezza è rappresentata dalla bellezza di ciò (non di nostra proprietà) che ci circonda, che è anche il motivo per il quale abbiamo scelto quella località. La proprietà privata, come da sempre ha sottolineato la stessa dottrina sociale della Chiesa evitando gli estremismi del pauperismo, è elemento fondamentale costitutivo per la nostra sicurezza e per lo sviluppo della nostra personalità. Ma se non siamo capaci di capire quanto provato a spiegare in queste righe allora siamo affetti da una delle tante forme di povertà dei nostri tempi. Perché, vista la sproporzione tra il valore dei beni privati e di quello dei beni pubblici e comuni, sono poveri anche coloro che non sanno godere di ciò che non possiedono.

Facciamo un altro esempio estremo. La transizione ecologica è fallita e l’ecosistema è irrimediabilmente compromesso. Seppure benestanti appena usciamo di casa ci troviamo in un ambiente ostile con un inquinamento dell’aria che mette a rischio la nostra salute e ci costringe ad indossare mascherine per proteggerci, l’aria è irrespirabile e il panorama irrimediabilmente compromesso. In questo futuro da incubo che speriamo di non dover mai vivere siamo più ricchi o molto più poveri di oggi? Il crollo del valore dei beni pubblici e comuni riduce anche il valore dei beni privati. Per provare a dare un ordine di grandezza anche economico a tutto questo gli scienziati sociali calcolano che, attraverso la qualità dell’aria, dell’acqua e la fertilità dei suoli l’ecosistema fornisce servizi all’economia pari al valore del Pil globale.
Gli economisti distinguono tra beni pubblici (non rivali e non escludibili) e beni comuni (rivali e non escludibili). In sostanza in entrambi i casi le caratteristiche di questi beni sono tali che il fatto che il mio vicino di ombrellone goda del panorama non impedisce a me di goderne. Nel caso dei beni comuni una fragilità importante sta nel principio di congestione. Poiché il bene è rivale se siamo in troppi a utilizzarlo c’è il rischio di sovrasfruttamento e di esaurimento della risorsa.

Se mettiamo tutto nella giusta prospettiva capendo che i beni privati sono una quota molto piccola della nostra ricchezza, fatta anche e soprattutto di godimento di beni pubblici e comuni, allora possiamo comprendere che la transizione ecologica non è il tentativo di poteri forti di mettere limiti soffocanti alla nostra libertà, né un esercizio sadico per ridurci in miseria. Ѐ al contrario un insieme di limiti e di regole che ci diamo per tutelare la parte più importante dell’enorme ricchezza di cui godiamo. Sì, perché nel mondo dei beni comuni e dei beni pubblici esiste una drammatica interdipendenza. La nostra ricchezza dipende dalla virtù civica di chi ci circonda. Uno degli esempi più inqualificabili, ma a cui purtroppo tocca ancora assistere in alcune nostre città, è il comportamento vandalico di chi apre un finestrino per gettare dalla macchina in corsa qualcosa che non serve più. Per non parlare dei comportamenti incivili di alcuni di coloro che portano a spasso i loro animali domestici.

L’emergenza climatica è una lezione straordinaria e terribile sul valore dei beni pubblici e dei beni comuni. La nostra civiltà è stata bocciata e sta andando a ripetizione. Sarà la somma delle scelte illuminate di policy delle istituzioni (di cui abbiamo parlato a lungo su queste colonne) e dei comportamenti civici e di consumo responsabile dei cittadini che potrà salvarci. Ma forse il passo inziale e decisivo che ci consentirà di raggiungere con successo l’obiettivo è cambiare la narrativa e il nostro punto di vista. Non stiamo facendo la transizione ecologica perché qualcuno ha nostalgia dell’età della pietra o vuole ridurci in miseria. La stiamo facendo per difendere il valore incommensurabile della nostra vera ricchezza, fatta prevalentemente di beni pubblici e beni comuni, che non è solo godimento estetico per i nostri occhi ma anche e primariamente ciò che rende possibile la vita su questo pianeta.

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