giovedì 3 gennaio 2013
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Gentile direttore,
senza nulla togliere ai tanti meriti del premier "tecnico", primo fra tutti la possibilità che ha dato all’Italia di riacquistare credibilità internazionale, a me sembra che lasci sanguinante, più che mai, una ferita che invece andava sanata per prima: dimezzare il numero di senatori e deputati e ridurre drasticamente gli innumerevoli, scandalosi e offensivi privilegi degli appartenenti alla "casta" politica; di questi politici che pubblicamente fanno finta di "combattersi" e poi privatamente e all’unanimità combinano i peggiori 'inciuci' per il loro esclusivo tornaconto; di deputati e senatori che hanno tradito il popolo raggirando il referendum che annullava il finanziamento pubblico ai partiti tramutandolo in "contributi elettorali". Se Monti avesse avuto la coscienza di eliminare una tale enorme ingiustizia, di sicuro ci avrebbe lasciato molto meno amaro in bocca per tutte le altre gabelle che ci hanno impoverito. Evidentemente la voce "coscienza" non fa parte di alcuna "agenda politica", qualsiasi colore abbia! 
Raffaele Pisani, Catania
Mi pare evidente, gentile signor Pisani, che le sfugge un particolare decisivo: in qualunque democrazia e certamente in Italia, il governo non può e non deve avere potere sul Parlamento e sulla libera organizzazione della attività politica. Questo accade solo nelle dittature. Tagliare il numero dei parlamentari (ridimensionandolo sensibilmente o addirittura dimezzandolo), regolare la vita dei partiti e riformare, ridurre o persino cancellare le forme dirette o indirette di loro finanziamento è compito delle Camere e dei gruppi politici in esse rappresentati.
La scorsa estate, per esempio, il Parlamento si è risolto a dimezzare i contributi ai partiti (da 180 a un po’ meno di 90 milioni) e solo a seguito di questa decisione – ne abbiamo dato conto anche su "Avvenire" di domenica 30 dicembre – il governo ha potuto stanziare la cifra "recuperata" (circa 91 milioni) per tre aree colpite da gravi fenomeni sismici. Vedo ora che Mario Monti e altri candidati premier indicano entrambe le questioni da lei sollevate, e da tanti – me compreso – sentite, tra gli impegni da onorare da parte delle Camere che eleggeremo il 24 febbraio. Lo fa da libero cittadino, non da capo del potere esecutivo. Ed è giusto così. Mi auguro che nel prossimo Parlamento, come proposto da Monti stesso, queste riforme possano vedere la luce assieme a una nuova e decente legge elettorale, che restituisca pienamente ai cittadini il potere di scegliere il proprio rappresentante. E spero che questo avvenga davvero nel primo anno di legislatura. Al governo quello che è del governo, alla politica quello che le spetta. 
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