martedì 27 dicembre 2016
Ogni anno a Natale gli economisti disquisiscono sull'efficienza del tradizionale scambio di regali
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Come tutti gli anni in prossimità del Natale gli economisti disquisiscono sul tema dell’efficienza del tradizionale scambio di regali. Il dibattito è iniziato nel 1993 quando l’economista Joel Waldfogel, ai tempi giovane associato a Yale, tre anni soltanto dopo il suo dottorato pubblicò sull’American Economic Reviewun articolo dal titolo «La perdita secca del Natale». In esso sosteneva – sulla base dei princìpi di base della microeconomia (una scelta libera per il consumatore è sempre più efficiente di una limitata) e di due 'esperimenti' che aveva condotto utilizzando i suoi studenti come 'cavie' – che la perdita di efficienza, calcolata come differenza percentuale tra il prezzo (stimato) dei regali ricevuti e valore degli stessi attribuito dai riceventi, si aggirava tra il 10% ed il 30%.

Applicando questa percentuale al valore totale della spesa per regali natalizi negli Usa, Waldfogel calcolò una cifra di tutto rispetto: tra i 4 e 12 miliardi di dollari. Se la applicassimo agli ultimi dati dell’indagine Confesercenti-Swg relativi alla spesa per regali natalizi delle famiglie italiane, l’inefficienza si aggirerebbe per il nostro Paese tra il miliardo e mezzo e i 4 miliardi e mezzo di euro. L’articolo sollevò un grande interesse anche fuori dell’accademia e contribuì a consolidare nel grande pubblico la nomea degli economisti come individui cinici «che conoscono il prezzo di ogni cosa e il valore di nessuna», secondo la definizione di Oscar Wilde. La questione tuttavia era ed è ben più profonda e interessante per la stessa professione: come è possibile che una istituzione così inefficiente sia presente in molte culture e sia rimasta costante nel tempo?

Per questo motivo, tre anni fa, in occasione del ventennale dall’uscita dell’articolo originale, l’Igm, iniziativa della Business School dell’Università di Chicago che intervista periodicamente una quarantina di insigni economisti, ha sottoposto al panel di esperti la seguente affermazione: «Utilizzare specifici doni come regalo per le festività è inefficiente perché i riceventi potrebbero soddisfare le loro preferenze molto meglio attraverso doni in denaro», e ha chiesto di segnalare il proprio accordo/disaccordo con l’affermazione stessa.

Sarà la crescente influenza dell’economia comportamentale, sarà l’effetto della crisi che ha fatto vacillare il mito dell’infallibilità della visione ortodossa e mainstream della teoria economica, fatto sta che solo il 20% si è espresso a favore dell’affermazione, 20% si è dichiarato incerto, mentre la maggior parte degli esperti si è divisa tra contraria e molto contraria, aggiungendo al proprio voto interessanti commenti, alcuni dei quali vale la pena di menzionare: «I contanti possono essere più efficienti in senso stretto, ma lo scambio di regali è qualcosa che riguarda principalmente le relazioni interpersonali»; «la scelta del regalo è un segnale dello sforzo di ricerca e di quanto una persona conosca l’altra e tenga al suo bene»; «i doni segnalano la considerazione ed i legami tra le persone, cosa che il denaro non riesce a fare»; «i regali implicano il piacere di scegliere qualcosa di speciale per il destinatario»; «regalare un paio di calze fatte a maglia è più divertente che regalare soldi»; «è il pensiero quello che conta, inoltre il denaro non provoca alcun effetto sorpresa». I migliori regali sono quelli che rendono evidente il legame esistente tra donatore e ricevente e/o che mostrano quanto il donatore si sia impegnato nella ricerca/costruzione di qualcosa di significativo per il ricevente. E spesso si scopre che fare regali può essere altrettanto piacevole che riceverli.

Certo, la tecnologia ha nel corso degli ultimi decenni modificato molto il contesto in cui avvengono le scelte dei regali: a volte i nonni non riescono neppure a capire in cosa consista la maggior parte dei regali che i propri nipoti desiderano ricevere, e Internet ha permesso a chiunque di poter acquistare beni e prodotti di Paesi lontani senza dover intraprendere lunghi viaggi. Ma quello che nessuna tecnologia potrà mai cambiare è lo stupore e la sorpresa che un dono inaspettato e sovrabbondante crea in chi lo riceve.

In un certo senso è anche quello che è successo, in quel di Betlemme, più di duemila anni fa a pastori e re magi. Un evento eccezionale che è all’origine dei nostri tentativi, consapevoli o inconsapevoli, di imitare quei gesti e mostrare il nostro affetto verso chi amiamo.

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