Famiglia, il Pd pronto a lavorare con il governo
domenica 7 luglio 2019

Caro direttore,
i recenti dati diffusi dall’Istat confermano, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che la denatalità è la vera questione italiana. C’è bisogno urgente di profonde e ordinate politiche strutturali e di incrementare gli importi destinati a favorire la natalità che, sappiamo, sono inferiori a quelli mediamente riconosciuti in Europa. In premessa poche osservazioni su quanto sostenuto dalla Corte dei Conti in materia di politiche per la famiglia di cui anche il suo giornale ha scritto. Il 2012 è stato l’anno nero che obbligò a una Manovra che falcidiò nel suo complesso numerosi fondi destinati alle politiche sociali. Dal 2014 col governo Renzi si sono gradatamente ripristinati e potenziati nuovi fondi che più da vicino riguardavano le misure dedicate alle famiglie e ai suoi componenti tramite benefici diretti e indiretti. In questa ottica vanno lette misure come Premio nascita, Bonus bebè, Bonus asili nido, Voucher baby sitting, tutte inesistenti prima della XVII legislatura e che hanno avuto risorse per oltre 3,5 miliardi di euro. Tutto ciò senza considerare le risorse stanziate per il Contrasto alla povertà (2,9 mld di euro) e il fondo Carta acquisti per 954 milioni di euro per famiglie più povere. Queste risorse vennero allocate in altri capitoli non riconducibili al Dipartimento di Palazzo Chigi, ma direttamente al Ministero del Lavoro o a benefici economici erogati direttamente dall’Inps alle famiglie. La realtà dei fatti quindi dice che le risorse sono più che quadruplicate in questi anni.

Ma, ciò detto esclusivamente per una conoscenza più completa della situazione, ribadisco la convinzione che sia necessario mettere in campo azioni strutturali e di riordino dei 'mille rivoli' in cui spesso le famiglie si perdono vanificando l’obiettivo per cui sono state pensate. Proprio a questo scopo abbiamo presentato a inizio di legislatura un progetto di legge che prevede l’introduzione dell’«Assegno unico universale e dote per i servizi», in discussione ora nella Commissione Affari sociali della Camera. Vogliamo riordinare e potenziare le forme di sostegno economico per i figli a carico e favorire la fruizione di servizi a sostegno della genitorialità.

Ci muoviamo dalla necessità di intervenire per affermare il principio della universalità dei benefici in materia anche tenendo conto del profondo cambiamento intervenuto nel tessuto sociale ed economico del Paese nel corso degli ultimi decenni, in particolare nel mercato del lavoro. Si tratta di mettere in campo un ripensamento complessivo delle varie misure previste a legislazione vigente per concentrare le risorse in un unico istituto onnicomprensivo, investendo nuove risorse pubbliche per sostenere le famiglie, la natalità e l’occupazione, a partire da quella femminile. Un assegno unico per i figli e una dote unica di servizi rappresentano una misura semplice che unifica tutti gli interventi economici da un lato e tutti gli incentivi per i servizi dall’altro. Inoltre sarebbe una misura più equa perché disponibile per tutti e continuativa perché accompagna l’intero percorso di crescita dei figli fino alla autonomia. Un Piano nazionale per le famiglie consentirebbe di avere una programmazione compiuta e solida per contrastare non solo la terrificante denatalità, ma dare un futuro di speranza a molte famiglie e a tutti coloro che desiderano diventare ed essere genitori.

Sappiamo che un Paese con pochi bimbi, ragazzi, giovani è un Paese che perde in fiducia, creatività, speranza e voglia di cambiamento ed è anche un’economia che avvizzisce e arretra rispetto alle altre scivolando in una spirale negativa dove i problemi sociali, e tra questi le difficoltà di costruire nuove famiglie e generare figli, aumentano e non diminuiscono. Certamente la scelta di aprirsi con generosità alla vita non dipende solo dai sostegni che si possono ricevere, ma la piena libertà si può meglio esplicare solo se le famiglie non si sentiranno sole né sul versante economico né su quello dei servizi. Siamo consapevoli di non avere la bacchetta magica e, non da oggi, ci siamo detti disponibili a collaborare con il Governo e la maggioranza per giungere quanto prima ad affrontare seriamente la questione della denatalità visto che sostanzialmente la proposta del Governo è ricavata dalla nostra. Inascoltati, abbiamo chiesto di mettere da parte toni propagandistici e promesse irrealizzabili – come quella, presto dimenticata, di utilizzare i risparmi del Reddito di cittadinanza attraverso un decreto legge – per lavorare con serietà e lungimiranza a una strategia generale. La nostra disponibilità non è mutata.

Presidente gruppo Pd alla Camera dei deputati

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