Paura o calcolo in quei «grandi» che non sanno dire «cristiani»
mercoledì 24 aprile 2019

Caro direttore,

facciamo così paura noi cristiani? Parlo dei tweet di Barack Obama e di Hillary Clinton che usano una forma “politicamente corretta” per parlare dei tanti morti nello Sri Lanka. È delirante. Un cordiale saluto

Marco Sostegni, Vinci

Caro amico, ci siamo battuti per anni – in assoluta solitudine, nel panorama della stampa quotidiana italiana – contro quel “tic” para-ideologico che lei definisce “politicamente corretto” ovvero la sistematica (e insultante in se stessa) rimozione della parola “cristiano” da ogni documento o commento formulato in reazione agli atti di terrorismo anti-cristiano compiuto da estremisti religiosi di altra fede, quasi sempre jihadisti islamici. Alla fine abbiamo finalmente potuto registrare la rottura di questo assurdo “muro” lessicale e simbolico almeno a livello di Unione Europea grazie all’iniziativa assunta dall’allora ministro degli Esteri italiano Franco Frattini. Oltreoceano, a quanto abbiamo dovuto constatare in questi giorni, il “tic” invece persiste e si aggrava. Pur di non dire semplicemente di vittime “cristiane” si dice di vittime tra gli “adoratori della Pasqua” (espressione che in inglese suona meglio che in italiano). Incredulità e dolore si mescolano e sono più che giustificati. Non ho risposta, caso amico, alla sua domanda. Non mi interessa poi molto capire se due (ex) “grandi” del mondo come Obama e la signora Clinton non dicano la pura e semplice verità per paura o, aggiungo io, per calcolo o abitudine, ma ho pietà per questa politica senza chiarezza. Un’altra pietà, che nulla ha a che vedere con quella per i martiri di Pasqua nello Sri Lanka.

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