Un fratello povero e violento. Mandarlo via non è la soluzione
mercoledì 24 maggio 2023

Quando posso, vado anch’io. Indosso la pettorina rossa e con i “miei” ragazzi dell’associazione “ Cor a cor”, cuore a cuore, raggiungo i luoghi dove gli “scarti” dell’umanità cercano ristoro. Quelli che non ce la fanno a mettersi al passo con questo mondo che corre all’impazzata. Ci sono. Certo, possiamo ignorarli – per quanto tempo ? – ma ci sono. Stanno là. Ci guardano. Non tutti, e non sempre, fanno tenerezza, suscitano pietà. C’è anche chi digrigna i denti, si fa violento, ti spaventa, mette a rischio la tua incolumità. Quando posso, volentieri, corro anch’io in quei meandri della città. Non posso non farlo. Andare, farsi prossimo, tendere una mano, per tutti, ma in particolare per i cristiani, non è facoltativo. È un ordine che viene dalla più legittima ed esigente delle un’autorità, la tua coscienza. È una voce terribile, implacabile. Mentre sussurra, grida. Mentre invoca, spinge.

Si corre a dare un aiuto. Un piccolo aiuto. Che volete che sia la cena di una sera, una sfogliatella calda, una bottiglietta d’acqua, o una coperta donata da chi non ne ha più bisogno? Per questa sera, è vero, abbiamo risolto il problema, ma domani? Che faranno domani, i fratelli e le sorelle senzatetto? Ricominceranno di nuovo a spostarsi come fantasmi per una città che nei loro confronti alterna espressioni di tolleranza e benevolenza a momenti di rabbia e di sconfitto. Lo so. Lo sappiamo tutti. Lo sa la politica locale e nazionale, i servizi sociali e le forze dell’ordine. Lo sa la Chiesa. Lo sanno, più di tutti, i volontari, che imparano a chiamarli per nome, a conoscere i loro gusti, la loro religione, i posti dove amano occultarsi nei momenti più desolati e depressivi. Il bene va fatto bene. La carità deve allearsi con il buonsenso, il decoro della città, la sicurezza altrui. Non sempre è facile mettere insieme le diverse esigenze. Tutte importanti, tutte da salvaguardare.

Vado anch’io, ma mai a cuor leggero. Capisco e condivido la paura di chi, sceso dal treno nella stazione di una grande città, si vede costretto ad attraversare marciapiedi invasi da corpi umani avvolti in umidi stracci. Il vero problema non è scegliere tra il bene e il male, ma tra due beni che entrano in conflitto. È là che occorre avere un grande discernimento. Per non essere superficiali. Non prendere decisioni a senso unico. Occorre fare bene il bene. Tenendo fermo il timone della barca. Con l’occhio fisso alla bussola della vita. La persona umana viene prima di ogni altra pur legittima esigenza.

Se stanotte, i fratelli senza fissa dimora, rischiano di morire di freddo, corro – debbo correre – a salvargli la vita. Pur sapendo che quella coperta inzuppata, domani, si trasformerà in rifiuto da smaltire. Il problema si fa politico. Le domande cui rispondere sono: che cosa fare perché tutti, in città, vivano sereni? Che cosa fare per salvaguardare il decoro della città e un riparo dignitoso ai più poveri tra i poveri, che non hanno dove posare il capo?

Napoli, via Duomo. A pochi passi dal tesoro di san Gennaro, i porticati dei palazzi sono una tentazione per chi non ha una casa. Sotto gli antichi archi, almeno la pioggia non verrà a tormentarli. E in questi giorni di acqua dal cielo ne è scesa tanta. I turisti arrivano a gruppi, sono i benvenuti, portano ricchezza. Lo spettacolo di tanti corpi avvolti negli stracci che ostruiscono il passaggio non è proprio dei migliori. I vigili urbani sono chiamati a far rispettare le leggi. Lo fanno.

Non tutti sono disposti ad accogliere l’invito ad alzarsi e andare via. Qualcuno si fa violento. Un clochard di origine africana prende una sbarra di ferro. inveisce, minaccia, colpisce. Salvatore Ruppolo, uno dei vigili, ferito, reagisce. Spara sette colpi di pistola. Finiscono entrambi all’ospedale. La città, ancora una volta, si divide tra chi, nonostante tutto, non smette di correre in aiuto ai fratelli senzatetto e chi ritiene di risolvere il problema mandandoli via, dove, non importa. Basta che stiano lontani da occhi indiscreti.

Ciò che è successo a Napoli è un dramma che ci mette con le spalle al muro. Occorre avere il coraggio di sedersi a un tavolo – largo, molto largo – e chiedersi con onestà che cosa, in che modo, con quali risorse, essere solidali con i poveri e, allo stesso tempo, tutelare e sorvegliare la città. Da bocciare, senza se e senza ma, però, è il tentativo di linciaggio messo in atto da alcuni dei presenti nei confronti del fratello povero e violento.

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