giovedì 3 aprile 2014
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Comunque si dipani nei prossimi giorni, la 'matassa' politico giudiziaria venuta al­la luce ieri con l’inchiesta bresciana a carico degli aspiranti secessionisti veneti, e culmina­ta in ben 24 arresti, non può essere archiviata con una noncurante scrollata di spalle. Se in­fatti il seguito delle indagini dimostrerà la fondatezza dell’ipotesi accusatoria, ci troveremmo di fronte a uno scenario davvero inquietante, come tale meritevole di accurata riflessione in sede politica e non solo.  Aldilà degli aspetti eventualmente 'folkloristi­ci' della vicenda, a cominciare dalla effettiva di­sponibilità di armamenti con caratteristiche sensazionali, i precedenti e i 'curricula' di al­cuni dei personaggi coinvolti fanno pensare a una sorta di professionismo estremista, che di volta in volta cerca di esprimersi sul piano i­deologico puro (deliri compresi) oppure pro­va a intercettare disagi reali in territori dove si concentrano sacche di sofferenza (e insoffe­renza) e fertili terreni di protesta. Se invece l’i­niziativa della magistratura dovesse presto ri­dimensionarsi o rivelarsi del tutto infondata, l’effetto sul dibattito tra le forze politiche e sul­l’opinione pubblica sarebbe non meno squas­sante. Veniamo da due settimane di accese polemi­che sul referendum per l’«indipendenza» del Veneto, accreditato di un’adesione che oscilla tra il quasi oceanico e il poco meno che sim­bolico, ma comunque capace di produrre un 'seguito' in Consiglio regionale dagli sviluppi al momento imprevedibili. Immaginiamo co­sa potrebbe innescare l’eventuale flop di un’in­chiesta penale come quella appena aperta. E qui merita una qualche considerazione la fretta con cui i vertici leghisti si sono precipi­tati a screditare a priori e senza la minima re­mora l’iniziativa della magistratura brescia­na.  Eppure con alcuni degli accusati hanno a­vuto in passato esperienze non proprio felici di coabitazione, pagando a volte un prezzo in termini di credibilità complessiva. Più che u­na certezza di innocenza, la copertura 'idea­le' subito offerta ai protagonisti fin qui nega­tivi della vicenda fa pensare a una ricerca di visibilità a ogni costo, in vista di una consul­tazione europea che vede i 'padani' soggetti a concorrenze 'separatiste' cui non erano mai stati abituati. 
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