martedì 27 maggio 2014
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​Gentile direttore,
sento il bisogno di esternare quel che provano nell’intimo i veri tartassati della crisi che stiamo attraversando; di fronte al trionfalismo sbandierato ai quattro venti dal Pd: «Dieci milioni di cittadini avranno ottanta euro al mese in più nel portafogli…». Il Partito democratico si arroga tutto il merito della “mossa” governativa. Ma anche Forza Italia espone il suo fiore all’occhiello, per aver appoggiato e reso possibile questo risultato. Ottanta euro al mese per comprarsi un po’ di pane in più… fino a quando? Per tanta povera gente questo denaro è mezzo di sostentamento. Serve per la spesa giornaliera, ridotta al minimo dalla crisi. Però sono anche 2,70 euro al giorno per dieci milioni di bocche, che ritornano nel giro commerciale. Che bello, la carità del povero che dà sollievo al mercato in crisi! E il povero? Quello resta stabilmente nella sua misera condizione. C’ero anch’io, nel pieno delle giovanili facoltà d’intendere e di volere, quando nacque la Democrazia italiana da una guerra tanto insulsa quanto aberrante, imposta al mondo intero da ferree e feroci dittature. E mettemmo a germogliare anche i “semi” degli odierni democratici. Quel chilo di pasta che il candidato pretenzioso regalava all’elettore per farsi votare, oggi viene legalmente riconosciuto come “ammortizzatore sociale”. Nell’era moderna, quel pacco di pasta non viene più regalato dal politico ansioso, ma dallo Stato addirittura; ed è “comprato” dallo stesso poveraccio che lo riceve...
Angelo Ambrisi - Mondragone (Ce)
 
La sua amarezza e il suo pessimismo, gentile e caro signor Ambrisi, sono davvero grandi. Ne comprendo il motivo. Ma forse – forse – qualcosa sta cambiando e, stavolta, non in peggio. La strada della risalita è sempre dura. Capiremo presto se chi, stando al Governo e in Parlamento, deve dare il ritmo e distribuire le risorse, saprà farlo in un modo ancora più giusto di quello finora scelto, cioè se sarà capace di sanare almeno una parte delle ingiustizie che si sono andate accumulando in questi anni (soprattutto nei confronti delle famiglie con figli, dei giovani messi al margine, di quei poveri che, oggi, chiamiamo “incapienti”), o se ricadrà negli errori del passato. Io mi auguro che il «cambio di marcia» sia vero, utile, duraturo. Tanti di coloro che domenica sono andati a votare hanno mostrato di crederci. Se venissero delusi, sarebbe molto grave. Ma io non riesco neanche a pensare che possano essere delusi.
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