don Mario Benedini, Brescia
Si scende in basso e ci si omologa, caro don Mario, quando i giornalisti mettono se stessi in primo piano e quando le "opinioni di gruppo" incrostano a tal punto i fatti da renderli, appunto, opinabili (perché ormai piegati dal peso che li grava, e a volte proprio irriconoscibili). Tanti di noi, purtroppo, non sanno più schierarsi – la realtà ci provoca a farlo, ogni giorno – senza sacrificare al Moloch di riferimento e senza mettersi in riga in uno degli eserciti schierati a battaglia o nei plotoni d’esecuzione dello sberleffo politicamente corretto. Ma c’è anche tanta frettolosità e un po’ di pigrizia in un certo modo di informare che si uniforma al peggio e s’incattivisce, così, quasi per inerzia. Noi ci proviamo e ci proveremo ancora, stia pure certo, a fare giornalismo nell’altro modo: quello che parte dalla realtà dei fatti e con essi prima di tutto fa i conti, ma che non nasconde di avere opinioni e valori chiari di riferimento e motivate passioni, quello che prova a pensare ai lettori come interlocutori decisivi e non come soggetti da arringare. Grazie dei suoi grazie e del suo sereno incitamento.
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: