venerdì 26 febbraio 2010
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Esiste una questione di prima grandezza nella politica del nostro tempo: quella del confronto con la fede religiosa. Si riferisce al necessario rinnovamento della cultura politica, anche per le forze progressiste, e al fatto che esso si incontra con la laicità e con i diritti. Di fronte a noi vi è il compito di contribuire a realizzare un nuovo umanesimo, che comprenda e liberi la persona nella molteplice ricchezza delle sue dimensioni. L’Occidente ha collocato la persona in una dimensione esclusivamente materialistica, cancellando ogni riferimento al trascendente e attribuendo legittimità solo alla sfera – pur fondamentale – dei fenomeni empiricamente dimostrabili. Ma Il senso della vita non risiede esclusivamente in essi: ci incalzano le domande sulla sua origine ultima e su un futuro dopo la morte. La risposta a queste domande non è una sola: né può essere imposta dall’autorità dello Stato. È affidata alla nostra libertà e responsabilità. La libertà religiosa è parte integrante della libertà.Nella società deve essere garantito il pluralismo delle fedi e delle culture non religiose, senza discriminazioni, in una comune ricerca di fondamenti e azioni che aiutino la persona a realizzarsi, a vivere con dignità. Serve perciò ben altro che la libertà di culto: è il processo di secolarizzazione che deve essere affrontato in termini nuovi. La società di domani non può fondarsi sulla semplice riammissione delle fedi religiose nella dimensione della modernità, dopo che per una fase non breve erano state ritenute sopravvivenze arcaiche.Vorrei che il mio partito, il Pd, sentisse come suo l’obiettivo di superare una secolarizzazione distruttiva, che ha emarginato le fedi religiose: in questo sta una delle sue ragioni fondative. Non è il più il tempo del semplice pragmatismo quotidiano. Una forza progressista deve sapersi misurare anche su "pensieri lunghi", su obiettivi collocati alla linea dell’orizzonte, in grado di dar ragione delle politiche quotidiane. La secolarizzazione, e qui mi collego alla riflessione di Jürgen Habermas, non comporta la scomparsa della dimensione religiosa, bensì una ridefinizione dei confini e degli ambiti di intervento delle istituzioni religiose e di quelle civili. Per questo non sono una soluzione né lo Stato etico – e recentemente è stato Papa Benedetto XVI ha ricordarci perché uno Stato etico non può darsi – né una laicità che si fondi sulla riduzione della fede a fatto privato anziché sulla necessaria distinzione e autonomia tra Stato e confessioni religiose.Un nuovo umanesimo può essere costruito solo attraverso un dialogo e un incontro tra credenti e diversamente credenti. La centralità da assegnare alla persona e alla sua dignità rappresenta un terreno fondamentale di condivisione tra una forza progressista e le fedi religiose, il cristianesimo in primo luogo. È in questo quadro che è richiesto a tutti coraggio: nel mondo cattolico, a chi fatica a coniugare il valore della vita con quelli della libertà e della responsabilità; nel mondo laico, a chi fatica a concepire il valore della libertà, se non nell’ambito di quella cultura dei diritti, separata da un altrettanto forte ancoraggio ai doveri, egemone negli anni Settanta, ma incapace di parlare alla società di oggi. Non soltanto, prese a sé stanti, le tradizioni della sinistra socialista o del cattolicesimo democratico sono ormai insufficienti a costruire una nuova cultura politica: lo è ancor più quella radicale.Se si assume questo punto di valutazione riconosco che come Pd dobbiamo ancora compiere passi significativi: ma la consapevolezza che questa ricerca sia necessaria è presente. Per questo, la via giusta non è quella di una politica cinica sui valori ma disposta a concedere alle confessioni religiose una "vigilanza suprema" sulle leggi di natura etica in cambio di sostegni elettorali e dell’utilizzazione di principi di fede come assi identitari. Né quella di coinvolgere la Chiesa in uno schieramento, magari  strumentalizzandola. La via giusta è quella di un reciproco rispetto e autonomia, del confronto sulle grandi sfide aperte davanti all’umanità.La positiva laicità dello Stato è, nei nostri tempi, l’unica garanzia per la stessa libertà della Chiesa e di ogni confessione religiosa.
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