Le ragioni dei tassisti, e troppi torti
mercoledì 22 febbraio 2017

I tassisti hanno alcune buone ragioni e mille torti; (quasi tutti) i politici poca responsabilità e tanta cattiva coscienza, mentre ai cittadini continua a salire la pressione... Nella vertenza che da giorni blocca i capoluoghi e crea forti disagi – degenerata ieri in episodi di violenza con il coinvolgimento degli ambulanti e di esponenti di Forza Nuova – sono pochi quelli che possono rivendicare un comportamento lineare e coerente.

I conducenti di auto pubbliche, infatti, hanno ragione di lamentarsi di un emendamento – quello inserito nel decreto omnibus Milleproroghe – che, per l’ennesima volta, procrastina l’entrata in vigore di limiti precisi all’attività concorrente di Noleggi con conducente e nuove piattaforme come Uber. Il nostro sta diventando il Paese dell’eterna proroga, della scadenza mai cogente, di fatto della regola scritta sì, scolpita nei codici, ma mai effettivamente in vigore. Se il Noleggio con conducente è cosa diversa dal servizio taxi è giusto che i primi non possano sostare in città in attesa di clienti come le auto pubbliche e debbano invece sempre partire dalla loro rimessa.

Ma se questo limite è sensato, tanto da essere previsto in una norma, perché bloccarlo prima che dispieghi i suoi effetti? Nelle intenzioni di chi ha presentato l’emendamento si scorge l’intenzione di forzare per arrivare a una maggiore liberalizzazione del settore, che apra in maniera definitiva e chiara le porte alla concorrenza delle nuove piattaforme. Obbiettivo legittimo – e per molti versi pure auspicabile, vista la carenza di auto a disposizione in alcune grandi città e la possibilità per i cittadini di scegliere tra servizi diversi – ma che va portato a compimento in maniera trasparente, equa e possibilmente partecipata, cioè tenendo conto delle differenze e dei limiti tra un servizio e l’altro, non ignorando gli effetti sugli investimenti compiuti da chi ha acquistato le licenze e, perché no, vigilando sulle condizioni di lavoro dei non-dipendenti di Uber.


Fin qui le ragioni dei tassisti. I quali, però, da giorni hanno oltrepassato i limiti della protesta legittima sconfinando abbondantemente nel torto. Non tutti, in verità: vi sono organizzazioni sindacali, come quelle che fanno riferimento ai confederali, che non hanno inscenato manifestazioni clamorose e hanno rispettato i limiti previsti dalla normativa. Ma sono eccezioni, soprattutto nella Capitale, dove invece manipoli di "tassinari" hanno bloccato il traffico in centro, impedito ai mezzi pubblici di viaggiare e – assieme agli ambulanti che protestano per la direttiva europea di liberalizzazione (la cosiddetta Bolkestein) – hanno assediato la sede del Pd, fatto scoppiare bombe carta con vetri finiti in frantumi e fronteggiato le forze dell’ordine fino a provocare scontri, con alcuni feriti.

Situazioni di chiara illegalità non solo per quanto previsto dalla regolamentazione delle prestazioni indispensabili durante le astensioni dal lavoro per il settore dei taxi (termini di preavviso, servizi minimi, fasce orarie da rispettare, distanza temporale fra le manifestazioni...) ma ormai anche di vero e proprio ordine pubblico. Per questo appare del tutto inopportuna la piena solidarietà che la sindaca di Roma è andata personalmente a esprimere ai tassisti: «Noi siamo con voi, lo sapete – ha detto Virginia Raggi –. Il servizio pubblico deve essere regolamentato, va migliorato, ma le riforme dall’alto sicuramente non ci piacciono...». Pure la Lega, Fratelli d’Italia ed esponenti di Forza Italia hanno espresso in questi giorni appoggio alle ragioni della protesta dei tassisti, tutto legittimo. Ma che lo faccia il M5S che si definisce anti-corporativo e ritiene il web il sale della democrazia ha del paradossale.

Che poi la solidarietà la porti di persona la sindaca ai licenziatari di un servizio pubblico del Comune che guida e che stanno bloccando proprio la sua città, be’ questo sconfina nel surreale. Con la tardiva 'condanna dei violenti' come ennesima pezza peggiore del buco. Sono esempi di come la politica agisca con scarsa responsabilità soffiando sul fuoco di proteste già accese e nel frattempo mostri tutta la sua cattiva coscienza per non aver saputo – tanto a livello nazionale quanto locale – proporre e disporre una riforma civile e ordinata della mobilità. Con i violenti non si tratta, mai. Si ascoltano sempre le ragioni di chi protesta e soprattutto si agisce in maniera tempestiva e ordinata. Cosa che gli ultimi governi e il Parlamento non hanno fatto con coerenza. P.S. L’Autorità di garanzia sugli scioperi «ha chiesto notizie ai prefetti delle agitazioni» per eventualmente aprire «un procedimento di valutazione, anche al fine dell’adozione delle relative sanzioni». Le aspettiamo con ansia, sperando che la vicenda non finisca come quella dei vigili, sempre romani, assenteisti a Capodanno: finora nessuno ha pagato pegno.

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