Ogni scelta ha il suo peso
venerdì 6 agosto 2021

Semplificando, si potrebbe ricordare che "ogni scelta è una rinuncia". E dunque coloro che, legittimamente, optano per la non-vaccinazione devono essere coscienti che con la loro decisione rinunciano a tutti gli effetti connessi alla immunizzazione. Dagli aspetti sanitari (assai minore probabilità di essere contagiati e, nel caso, di subirne gravi conseguenze) a quelli sociali, riguardanti la convivenza con le altre persone che intendono invece proteggersi il più possibile da una malattia per tanti esiziale. Così, la decisione assunta dal governo di estendere il campo di utilizzo della Certificazione verde – il cosiddetto Green pass – appare come un giusto bilanciamento tra opposti diritti, costituzionalmente garantiti, che assume come principio guida quello della responsabilità: personale e collettiva.

Ancora oggi, infatti, l’obbligo vaccinale è limitato al solo caso del personale sanitario, anzitutto per garantirne l’incolumità, essendo questi professionisti maggiormente esposti al rischio di contagio, e in secondo luogo per evitare che diventino essi stessi più facile veicolo di infezione per una molteplicità di soggetti, anche molto fragili come malati e anziani. Per tutte le altre categorie, invece, si è ritenuto di far prevalere la libertà di cura garantita dall’articolo 32 della Costituzione, che peraltro prevede anche sia possibile stabilire determinati trattamenti obbligatori. Al tempo stesso, però, vanno garantite la salute pubblica generale e personale di ogni cittadino. E, in forza di ciò, risulta altrettanto legittima la previsione di consentire l’accesso a determinati ambienti o attività solo a coloro che siano vaccinati o guariti dal Covid o con tampone negativo. Limiti previsti dai ristoranti ai trasporti collettivi di lunga percorrenza, fino alle scuole e alle università per le quali il governo ha stabilito l’obbligo di certificazione per i docenti, il personale ausiliare e per gli studenti maggiorenni degli atenei.

È qui che entra particolarmente in gioco la responsabilità nelle sue diverse declinazioni. Responsabilità anzitutto verso se stessi, proteggendosi con i vaccini e gli altri presidi secondo quanto le autorità sanitarie stabiliscono e consigliano, vincendo le paure e soprattutto non illudendosi di essere meglio informati o più furbi degli altri, tra i pochi illuminati in mezzo a un cieco gregge. Ma responsabilità anche e soprattutto verso gli altri – le persone che abbiamo accanto e con cui veniamo in contatto per lavoro – e verso la collettività, che è maggiormente protetta quanti più cittadini si vaccinano e quanto meno il virus continua a circolare, replicarsi e mutare in maniera imprevedibile e pericolosa. Una responsabilità che cresce nella misura in cui la propria vita entra in relazione con quella degli altri o addirittura si ricopre di un pubblico ruolo educativo.

È il caso, appunto, degli insegnanti (e del personale Ata) per i quali scatta l’obbligo di Green pass, pena la sanzione della sospensione dal lavoro e dallo stipendio. Proprio i docenti, infatti, devono avvertire la necessità di porre dubbi e timori in secondo piano rispetto al dovere di proteggere se stessi e gli altri, a cominciare dai ragazzi affidati loro. Contribuendo, così, a garantire agli studenti il diritto a uno studio in presenza e di qualità. Non fosse altro che per una questione di fiducia nello stesso sistema pubblico del quale sono parte fondamentale. Se insegnare è anzitutto educare, la testimonianza di un impegno personale vale più di mille lezioni. E se educare è contribuire a generare persone nuove e migliori, la tutela della salute pubblica, la responsabilità e la solidarietà sono tra i migliori valori che possono essere messi in campo.

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