Novanta e più. E la capacità di far domande che dicono tutto
giovedì 30 agosto 2018

Gentile direttore,
dal giorno dell’elezione del caro Papa Francesco attendo di poter terminare la recita del Padre Nostro dicendo: «non abbandonarci alle tentazioni e liberaci dal maligno». Perché aspettare tanto? Passando al Venezuela, perché la violenza della repressione, quando tutti sanno che sono poveri e dovrebbero rivolgersi alle Nazioni Unite e al Fondo monetario internazionale? Ciò non è fatto neanche dal presidente Maduro. Ancora: qualche sera fa guardavo un importante Tg3, al momento dell’apertura dell’edizione perché mai sulla destra del televisore, a corredo di un titolo, è apparso l’azzurro Lago Aral, prima del Mar Caspio e poi del Mar Nero? Ma se sanno ormai tutti che quel lago dell’Uzbekistan è un deserto da più di 7 anni? Se vuol cestinare il tutto, lo può fare perché fra poco compirò 94 anni. Molto cordialmente mi creda il suo

Stefano Cavalli San Giuliano Milanese

Non cestino un bel niente, gentile e caro signor Cavalli. Per prima cosa le faccio tanti auguri di mantenere questa verve e la capacità di interrogarsi così a fondo sui fatti del mondo e auguro a me stesso di averne altrettanta se mai arriverò a scalare le sue stesse vette... Davanti alle ultime due domande, non c’è da dare risposta, mi limito a togliermi il cappello davanti al suo modo di mettere il dito nella piaga (la tragedia in cui è stato precipitato da corruzione e chavismo un Paese grande e potenzialmente ricco come il Venezuela; la superficialità e l’imprecisione che dovrebbero essere sempre evitate da chi fa il mio mestiere). Quanto al primo punto, gentile amico, abbia pazienza: sul testo italiano del Padre Nostro non delibera il Papa (che la pensa, più o meno, come lei), ma i vescovi italiani e la questione sarà definitivamente sciolta nell’Assemblea straordinaria della Cei che si riunirà dal 12 al 14 novembre prossimi.

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