mercoledì 28 maggio 2014
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Caro direttore,
srotolando uno striscione imponente un gruppo di una dozzina di studenti ha cercato di impedire il sereno svolgimento della presentazione del mio libro “Voglio la mamma” all’Università di Roma3. E avvenuto ieri, all’aula 7 della Facoltà di Giurisprudenza. Per fortuna gli organizzatori e gli studenti presenti si sono battuti affinché la presentazione avesse luogo secondo il programma stabilito. Alla fine abbiamo volentieri dato la parola ai contestatori, che in realtà non hanno contestato niente di quanto detto. Non avevano argomenti da opporre ai nostri. Avevano una pregiudiziale: «Un libro omofobo non deve entrare all’università, uno scrittore omofobo e antiabortista non deve parlare qui». Sono rimasto abbastanza impressionato. C’è un salto di qualità nel contrasto agli argomenti che anch’io porto e alla visione antropologica che anch’io sostengo: dal tentativo di ignorare fatti e opinioni scomode, si è passati quello di deriderli, ma vista l’inefficacia dei primi due mezzi, da qualche giorno, sembra si sia sia inclini a passare alla “manganellatura”. Segnalazioni massicce sui social network, censura di Facebook al secondo capitolo di “Voglio la mamma” (quello intitolato “Contro il matrimonio omosessuale”), oggi l’attacco alla libertà di pensiero in quel tempio della libertà di pensiero che è l’università. I libertari si sono dimostrati per quel che sono: liberticidi o forse interessati a una sola libertà, la propria.
 
Avevo messo in conto contestazioni anche pesanti, ma pensavo che avremmo discusso del merito degli argomenti proposti, ci saremmo divisi in pro e contro il matrimonio omosessuale, in pro e contro l’utero in affitto, in pro e contro l’eutanasia. Invece, per la debolezza degli argomenti contrari a quelli sostenuti anche da me, nel merito nessuno vuole discutere. Provano a tapparci la bocca, a negare il nostro diritto di esprimerci. Il grande striscione srotolato ieri all’Università faceva leggere un “FUORI” scritto in rosso a caratteri capitali: “Fuori gli omofobi e gli antiabortisti dall’università”, firmato: Verso il Gaypride, coordinamento link. I contestatori non erano lì per ascoltare o confrontarsi. I contestatori erano lì per impedire la presentazione di un libro all’università. Noi abbiamo dato loro la parola. E li abbiamo ascoltati. La differenza è tutta lì. Noi non abbiamo nessun astio, nessuna ostilità preconcetta, ascoltiamo volentieri ogni argomento. Purtroppo non ce n’erano. E la distanza tra chi è aperto e chi è oscurantista, si è misurata. Bisogna continuare. E anche io continuo.
Mario Adinolfi
E fai bene, caro Mario. Fai proprio bene a continuare a parlare aperto e chiaro senza accettare censure stupide ed etichettature becere a ciò che hai scritto nel tuo sensato e coraggioso libro “Voglio la mamma” e che civilmente sostieni nel pubblico dibattito. Ma soprattutto, permettimi di sottolinearlo, fai bene a cercare il dialogo. Un confronto sereno e serio: faccia a faccia, argomento contro argomento, ragione per ragione... Se ci si crede davvero, se lo si cerca e lo si fa sul serio, il dialogo funziona così. E sono proprio quelli che non ci stanno, quelli che agitano bavagli in forma di striscione o di gazzarra intimidatoria che si mettono “fuori”. Non vanno sottovalutati, ma neppure sopravvalutati. E comunque meritano di essere smascherati: con tutti i loro slogan libertari, si ritagliano addosso panni e rivelano attitudini da squadristi (i famosi “manganellatori”, anche solo mediatici e digitali) o da vopos (gli altrettanto famosi “guardiani del Muro”, che in nome del pensiero unico ammesso impedivano, nella Berlino divisa in due, ogni passo di civile libertà). Continuiamo perciò a non avere paura o timidezza nel dibattere o semplicemente nel parlare della vita e della morte, della libertà e della responsabilità, del matrimonio tra una donna e un uomo e della famiglia “grembo della vita”, di madre e di padre, di solitudine e di solidarietà, di natura e di umanità. Il bavaglio di quelli che alzano striscioni e vorrebbero sbarrare porte persino all’Università (e purtroppo sappiamo bene fino a che punto possono arrivare), il bavaglio dei signori dei network che s’inchinano con inflessibile rigidità e inconsapevole sprezzo del ridicolo al “politicamente corretto” ci tocca, certo, ma non ci riguarda. Non riguarda né te, né noi, né – grazie a Dio e agli uomini di buona volontà – tanti altri. Persone libere che cercano, sperimentano e riconoscono la verità insieme agli altri. E non hanno paura né degli altri né della verità.
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