Non si può vincere sabotando l'avversario
venerdì 12 novembre 2021

La calciatrice francese Aminata Diallo, di 26 anni, centrocampista del Paris Saint Germain, manda due energumeni (che, come dice il nome, sono energici e menano) a spaccare le gambe a un’altra calciatrice, sua rivale nella stessa squadra e nello stesso ruolo, Kheira Hamraoui, 31 anni. In questo momento la storia pare – ripeto: pare – chiarissima, nei fatti e nel movente, perfino ingenua: le due sono in competizione, o gioca una o gioca l’altra, e la perdente cerca di scavalcare la vincente invalidandola. Guardo le foto delle due: la vincente è bianca, anzi bionda, la perdente è nera, ed è più giovane di età.

Nello sport l’età conta molto. Decide chi vince e chi perde. Chi è più giovane può perdere quest’anno, ma vincerà il prossimo, il tempo lavora per lui. Il problema è attendere. Non tutti ce la fanno. Chi non ce la fa, cerca una scorciatoia, affinché il rivale esca di scena presto, meglio se subito. Nelle corse dei cavalli, dove girano molti soldi nelle scommesse, se c’è un cavallo avversario che è più veloce e più resistente del tuo, gli vai davanti al muso nei minuti dell’attesa, quando gli animali scalpitano sulla linea della partenza, e con nonchalance (ma devi essere bravo) gli passi una mano davanti ai denti, nella mano nascondi un biscotto profumato e drogato, il cavallo sente l’odore e apre le labbra, tu gl’infili il boccone tra i denti, poi lui nella corsa scaglia le gambe di qua e di là come clave, va fuori ritmo e viene squalificato. In gergo si dice che 'gli hai fatto il biscotto'.

È un atto sporco. Ma nello sport – si dice – conta la vittoria. Se vinci, sei bravo e buono. Se perdi, qualche difetto ce l’hai. Questo trucco, di danneggiare l’avversario indebolendolo o squalificandolo, si può scoprire nello sport, nel calcio, nell’equitazione, perfino nell’automobilismo (la Ferrari ha scoperto anni fa un dipendente sabotatore che annacquava la benzina), ma i lettori non sanno che è una pratica diffusissima nella cultura. Di questo vorrei parlare.

Presidenze, direzioni, cattedre, premi sono sensibili alle denigrazioni e alle esaltazioni. Sarebbe bello se in un giornale un articolo entusiasta, che fa esistere un libro, nascesse spontaneamente nel critico (sì certo, per fortuna succede) e non fosse invece suggerito o imposto dall’editore, che magari è editore sia del libro sia del giornale, e se una stroncatura fosse l’atto cosciente e volontario dello stroncatore, mosso da convinzioni estetiche, e non mosso invece da invidia o rivalità o interessi, specialmente nell’imminenza dei grandi premi. Se un autore o un editore puntano tutto su un premio, faranno in modo (se hanno potere) che nell’imminenza del verdetto escano recensioni orgiastiche del loro libro, e (se hanno anche questo potere) stroncature dei libri rivali. Questo modo di squalificare un autore è l’esatto equivalente dello spaccare le gambe all’avversario. L’operazione di rompere le gambe a una calciatrice del Paris Saint Germain è stata scoperta e punita.

La spaccatrice adesso è in carcere. Ma io ho nella memoria recensioni maligne e disoneste a Pasolini, Bassani, Cassola, Volponi, Ottieri, quando non si voleva che vincessero premi che pur meritavano. Il più martoriato è stato Pasolini. Valanghe d’insulti su di lui. E allora? E allora nel campo dei libri bisogna dare meno importanza ai premi e più importanza alle traduzioni. Son queste che garantiscono se un libro vale o no. Se altri popoli vogliono leggerlo, vuol dire che contiene qualcosa d’importante. Comunque lo sport è anzitutto onestà. La calciatrice che spacca le gambe alla rivale spero che venga squalificata. E non solo per un anno o due.

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